Da una parte le varianti che impazzano e che certamente non fanno dormire sonni tranquilli a tecnici ed esperti; dall’altra la discussione sul Green Pass che monopolizza l’agone politico tra le varie posizioni in campo. Credevamo di vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia e in parte la stiamo vedendo. Ma, come si suol dire in questi casi, la precauzione non è mai abbastanza. Anche perché a vedere i dati sciorinati dalla Fondazione Gimbe non c’è da star sereni (leggi l’articolo).
Da una settimana in qua i nuovi casi di coronavirus sono aumenti del 61,4%. Un’impennata a fronte della quale però – è la buona notizia – continuano a calare i decessi (-35,8%), il totale degli attualmente positivi (-4,5%), i pazienti in terapia intensiva (-16%), i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari (-11,3%), le persone in isolamento domiciliare (-4,3%). Le uniche due regioni che si “salvano” dall’incremento percentuale dei nuovi contagi rispetto alla settimana precedente per la progressiva diffusione della variante Delta sono la Basilicata e la Valle D’Aosta. Mentre il Molise ha il record di aumento dei casi (+271,4%), seguito dalla Sardegna (+202,7%), dal Veneto (+122,8%), dal Lazio (+107,5%), dalla Liguria (+104,4%).
I dati contenuti nel monitoraggio settimanale dell’Iss e Ministero della Salute registrato un rialzo dell’indice Rt e dell’incidenza, rispettivamente a 0,91 (0,66 la scorsa settimana) e a 19 casi su 100mila abitanti (dati di ieri contro 11 casi su 100mila 7 giorni fa). Nessuna Regione e Provincia Autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica.
GREEN PASS: SI’ O NO? Anche visti questi dati la questione se prevedere l’obbligo del green pass o no diventa sempre più stringente. A lanciare l’idea, nel tentativo di seguire l’iniziativa di Emmanuele Macron in Francia (leggi l’articolo), come si ricorderà è stato il generale Francesco Paolo Figliuolo. Un’idea che ha visto l’immediata opposizione di Fratelli d’Italia e Lega. Gli altri partiti interni alla maggioranza stanno invece provando a raggiungere una mediazione che garantisca il rispetto della libertà individuale ma anche la necessità di tenere a freno i contagi.
L’ipotesi più accreditata al momento, per come l’ha esplicitata anche la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, prevede il green pass per i mezzi di trasporto a lunga percorrenza come per concerti e discoteche, no in bar e ristoranti. È questa una delle ipotesi che si fa strada in vista della cabina di regia che, lunedì o martedì prossimo, sarà chiamata a rispondere con una mossa alla ripresa del contagio sotto la spinta della variante Delta. Un utilizzo diffuso della certificazione verde – a quanto si apprende – eviterebbe il ricorso a misure più restrittive.
Tra i provvedimenti verso cui si tende, c’è anche quello di riservare – almeno per alcune attività – l’utilizzo del green pass solo dopo aver fatto la seconda dose di vaccino, in linea con l’Unione Europea. Un no a bar e ristoranti è arrivato nelle scorse ore anche dal Movimento Cinque Stelle che ha ricordato i “grandi sacrifici” di commercianti e imprenditori nell’ultimo anno e mezzo e avvisato: “Dopo tutto questo non si può tornare indietro”.
Oggi – è la posizione – dei pentastellati “grazie alla diffusione dei vaccini, ai contagi non corrispondo più molti ricoveri perché abbiamo messo in sicurezza i soggetti fragili”, chiedendo quindi la riapertura di stadi e discoteche con il green pass, la gratuità dei tamponi e allo stesso tempo stoppano l’ipotesi di introdurne l’obbligo anche per bar e ristoranti: “Significherebbe solamente limitare una ripresa così faticosa, dopo mesi di sacrifici. Come sempre, quindi, adeguatezza e proporzionalità sono i criteri che ci muovono” (qui la posizione di Sileri).
Insomma, in queste ore e nelle prossime i partiti e lo stesso Mario Draghi dovranno trovare una quadra su un tema profondamente delicato. Tanto che lo stesso Matteo Salvini, dopo l’ultima giravolta, si è dimostrato possibilista: “Ne parleremo se sarà necessario”.