Di Emanuele Scarci per Il Sole 24 Ore
Sette anni di crisi hanno eroso il reddito pro capite disponibile di 2.700 euro e le famiglie hanno reagito tagliando la spesa per consumi di 100 miliardi: la grande crisi dei consumi in Italia ruota intorno a questi due dati, con ricadute negative sulle abitudini di acquisto e sugli stili di vita: è quanto emerge dal Rapporto Coop 2014 “Consumi e distribuzione” presentato ieri a Milano dai vertici della catena distributiva leader.
«La crisi è stata profonda ma era impensabile che non avesse una fine – sostiene Marco Pedroni, presidente di Coop Italia -. Crediamo invece che nel 2015 possa esserci la svolta, a patto però che si operi per il sostegno alla domanda interna con provvedimenti a favore delle classi più deboli, con investimenti strutturali di ammodernamento del Paese e con politiche di riattivazione del credito alle imprese». Perché gli 80 euro del bonus Irpef non sono passati dalle casse del supermercato?
«Sono stati molto utili – ammette Pedroni – senza il bonus sarebbe stato peggio, ma non poteva da solo invertire il trend. Sugli scontrini gli 80 euro non si sono visti per il semplice fatto che la propensione al risparmio degli italiani è molto forte: nel biennio 2013/14 è cresciuta, con il 41% degli italiani che ha destinato il denaro disponibile al risparmio».
Nel Rapporto Coop 2014 si evidenzia che i consumi delle famiglie sono scivolati dai circa 900 miliardi del 2007 agli 800 di quest’anno. «La crisi ci ha tolto 100 miliardi di spesa per consumi – sottolinea Albino Russo, direttore dell’ufficio studi Coop –. Anche se ora, dopo 13 trimestri di contrazione della spesa alimentare, la caduta si è arrestata. Rimangono però i danni: oggi la famiglia media italiana spende il 20% in meno di quella tedesca». Rimane una situazione di estrema debolezza: nel primo semestre del 2014 le vendite sono calate dello 0,3% sia a valore che a volume. A livello disaggregato a fronte del -1/-1,5% del Centro Nord c’è il -3,1% del Sud.
Il calo della spesa ha avuto ripercussioni anche sulle reti commerciali. «Per la prima volta nella sua storia – sottolinea Pedroni – la grande distribuzione alimentare ha fatto segnare la prima riduzione dell’area di vendita: -0,2% e nel 2014 subirà una contrazione più consistente. In crescita solo discount e superstore, ma, a parità di rete, persino i discount mostrano i primi segnali di difficoltà delle vendite».
Poi il presidente del gigante della distribuzione (12,7 miliardi di ricavi e 1.200 negozi) cita anche uno studio Mediobanca da cui emerge che nel 2013 la redditività della distribuzione (risultato d’esercizio/capitale netto) è precipitata al -0,5% mentre l’industria ha spuntato un 7,7%. La gdo ha problemi di efficienza? «No – risponde Pedroni – la differenza sta nel -6,1% tra prezzi al dettaglio e all’industria nel primo semestre, anche se ammetto per Coop errori nella proposta commerciale: nel 2015 però sarà molto più innovativa».
E il nuovo modello gestionale e organizzativo della galassia Coop (vedi Il Sole 24 Ore del 10 luglio 2013)? «Stiamo unificando ruoli e strategie commerciali – replica il top manager – Dopo il food, l’ortofrutta e le carni siamo passati al capitolo del non food. Siamo fiduciosi». Dopo lo stop dell’Antitrust a Centrale italiana qual è il piano B? «Il suo ruolo si era esaurito – risponde Pedroni – ora lavoriamo su un progetto di centrale europea».