Gli italiani sono costretti a tagliare sulla spesa. La cifra investita non scende, anzi sale. Ma è solo l’effetto dell’inflazione. Perché a fronte di una maggiore spesa in termini economici, si compra meno e a una qualità peggiore. Tanto che un terzo delle famiglie italiane ha dovuto tagliare proprio sulla spesa.
L’Istat sottolinea che nel 2022 la spesa media mensile per i consumi delle famiglie è pari a 2.625 euro, con una crescita dell’8,7% rispetto all’anno precedente. Ma la crescita in termini reali è “nulla per effetto dell’inflazione”, che registra la stessa percentuale. Anzi, in termini reali la “spesa equivalente diminuisce del 2,5% per le famiglie meno abbienti”, mentre aumenta dell’1,8% per quelle più agiate.
Le famiglie costrette a risparmiare sulla spesa alimentare
L’istituto di statistica rileva che si “risparmia anche sulla spesa alimentare”. Le famiglie sembrano essersi “adattate alle sfide della fiammata inflazionistica”, così sono aumentate le persone che hanno limitato la qualità e la quantità degli acquisti per cibo rispetto all’anno precedente: si passa dal 24,4% al 29,5%. Anche per le bevande si sale al 33,3% e per beni e servizi per la cura e l’igiene personale si passa al 35,6%.
Le famiglie dichiarano di risparmiare soprattutto sulla spesa per abbigliamento e calzature, mentre restano stabili le spese per sanità e carburanti. Il calo maggiore riguarda le famiglie più povere: per loro l’aumento dei prezzi al consumo è del 12,1% contro l’8,7% medio. Incidono soprattutto i costi più elevati per abitazioni e alimentari.
La crisi dei consumi per le famiglie: un terzo taglia sul cibo
Uno dei dati più significativi, come viene sottolineato dalla Coldiretti, riguarda il fatto che un terzo delle famiglie ha provato a limitare la quantità e qualità del cibo acquistato, con il risultato che la vendita di beni alimentari ha fatto registrare un aumento tendenziale in valore (+4,6%) e una diminuzione in quantità (-4,3%).
Secondo l’analisi della Coldiretti, le famiglie “hanno speso 482 euro mensili per l’acquisto di prodotti alimentari pari al 18,4% della spesa totale”. Anche il Codacons sottolinea quello che definisce “l’effetto tsunami del caro-prezzo che nel 2022 ha pesato come un macigno sui consumi degli italiani”. L’aumento della spesa, si ricorda, non ha portato a un aumento, ma anzi a un calo, dei consumi, a causa dei prezzi troppo alti.
Parla di “consumi al palo” anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. Il rialzo delle spese, “pari a 210 euro al mese, è solo un effetto ottico dovuto all’inflazione”. I dati, per l’Unc, dimostrano che “gli italiani sono costretti a stringere la cinghia e a mangiare di meno. Una cura dimagrante forzata che ha effetti negativo sulla crescita del Paese”.