“In via di definizione”. Da 61 giorni esatti campeggia questa scritta sul sito istituzionale di Palazzo Chigi alla voce “Dirigenti o titolari di incarichi presso gli Uffici di diretta collaborazione” del presidente del Consiglio e degli altri ministri senza portafoglio. Nonostante si chiami “amministrazione trasparente” la sezione dedicata, di trasparenza c’è ben poco: a distanza di due mesi dall’insediamento del nuovo Governo presieduto da Giuseppe Conte è letteralmente impossibile conoscere i nomi di assistenti, portavoce, uffici stampa, collaboratori e consulenti che premier, sottosegretari e ministri hanno deciso di portare con sé. E, soprattutto, è impossibile conoscere l’entità dei guadagni di ognuno dei prescelti.
Il dettaglio non è di poco conto dato che parliamo, nella gran parte dei casi, di stipendi che superano anche i 100mila euro lordi annui. E invece, nonostante molti dei consulenti e collaboratori da due mesi ricevano una lauta retribuzione, risulta impossibile conoscere i loro nomi. La Notizia, ovviamente, non si è fatta scoraggiare dalla “amministrazione trasparente” per nulla trasparente. E ha preso il telefono in mano contattando direttamente l’ufficio stampa di Palazzo Chigi per ottenere un’informazione di evidente interesse pubblico. Risultato? Dopo un rimpallo a dir poco inquietante e ben 7 telefonate a vari uffici che scaricavano la palla su altri uffici in un incredibile gioco allo scaricabarile, alla fine abbiamo dovuto arrenderci all’impossibilità di conoscere i nomi dei nuovi consulenti e collaboratori del Governo Conte.
Ma attenzione: se a Palazzo Chigi non abita (almeno per ora) la trasparenza, negli altri ministeri non va meglio. A eccezion fatta dell’Ambiente (dove per la verità, non essendo cambiato ministro, giocoforza non c’era nessuno da nominare e dunque niente da rinnovare), solo i dicasteri retti da Dario Franceschini e Teresa Bellanova hanno già pubblicato i nomi dei nuovi consulenti. Per il resto tutto tace. Ovviamente sappiamo bene che non è responsabilità diretta dei ministri o dei sottosegretari, quanto dei burocrati e dei tecnici che regolano la vita dei singoli dicasteri. Ma, forse, sarebbe ora che qualcuno richieda a chi di dovere una dovuta e rigorosa trasparenza.