Dopo la partita dei direttori dei Tg del servizio pubblico, restano ancora da riempire una serie di caselle. Restiamo a Viale Mazzini. Ci vorranno (se tutto va bene, dicono fonti parlamentari) una-due settimane prima di trovare la quadra sui direttori di Rete. Lega e Cinque stelle stanno lavorando per trovare un accordo sulle Reti 1 e 2: i nomi “caldi” ad oggi sono quelli di Carlo Freccero per la prima e di Casimiro Lieto per la seconda. A ruota, poi, tutte le altre caselle a partire dalla riconferma di Stefano Coletta a Rai3 data per certa.
C’è, poi, ancora da trovare il sostituto di Mario Nava alla presidenza della Consob (carica di nomina governativa): oltre agli attuali commissari Giuseppe Maria Berruti e Paolo Ciocca, i due papabili sono Marcello Minenna, su cui premono i Cinque stelle, e l’economista Antonio Maria Rinaldi, nome che potrebbero accontentare gli umori sia dei pentastellati che dei leghisti. Negli ultimi giorni, però, sono cominciati a girare insistentemente anche i nomi di Francesco Greco, procuratore capo a Milano, o Luigi Giampaolino, ex presidente della Corte dei Conti. Anche qui, però, nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama danno per certo che la partita si risolverà soltanto dopo la Manovra.
I tempi potrebbero essere, invece, ancora più lunghi (c’è chi dice primavera 2019) per quanto riguarda i servizi segreti. La partita, di non facile soluzione, riguarda l’Aise (oggi guidata da Alberto Manenti), l’agenzia di intelligence nata dalle ceneri del Sismi, che si occupa di estero, e il Dis (con Alessandro Pansa), il dipartimento delle informazioni per la sicurezza di Palazzo Chigi che sovrintende all’attività operativa della stessa Aise, ma anche dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna (ex Sisde). Il mandato sia di Manenti che di Pansa scadranno a marzo 2019, questa la ragione per cui cui il Governo sta temporeggiando. I dossier in campo sono molto delicati, come i flussi migratori, la Libia e il caso Regeni. Temi capitali, su cui pare che il premier Giuseppe Conte voglia prender tempo, per non rischiare di complicare con scelte avventate situazioni già di per sé molto delicate. Meglio chiudere i dossier con chi finora li ha portati avanti: questo, in sintesi, il vademecum che, almeno per ora, si preferisce seguire.
Infine, c’è l’Antitrust: l’iter per la nomina – in questo caso spettante al Parlamento – del nuovo presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) è stata avviata a settembre. In ballo nomi di peso: dal vicepresidente uscente del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e poi al Mef Giovanni Legnini all’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno. Ed è proprio il successore di Giovanni Pitruzzella la casella che più facilmente delle altre potrebbe essere occupata. A dirlo, pochi giorni fa, è stato lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, il quale ha assicurato tempi celeri. Al contrario di Rai & Co.