Tra gli innumerevoli rivoli della maxi inchiesta Consip, c’è anche quello sulla rivelazione del segreto d’ufficio che si è recentemente concluso. Un fascicolo per il quale, lo scorso 29 luglio, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Mario Palazzi hanno chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell’ex ministro dello Sport, Luca Lotti (nella foto), e del generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia che sostanzialmente avrebbero spifferato informazioni riservate all’allora Ad di Consip Luigi Marroni.
Accusa per la quale la Procura di Roma aveva chiesto il non luogo a procedere a cui, come avvenuto anche nell’altro filone (leggi articolo), si era opposto il gup Nicolò Marino che, invece, ha fissato il processo al prossimo 13 ottobre. In quella data i giudici della ottava sezione collegiale, davanti ai quali è già in corso il procedimento che vede Lotti e Saltalamacchia imputati per favoreggiamento insieme ad altri, dovranno decidere se unificare i processi. A Lotti, ex sottosegretario nonché fedelissimo dell’allora premier Matteo Renzi, viene contestato ancora una volta di aver rivelato a Marroni, l’ex amministratore delegato dell’azienda che gestisce gli appalti pubblici, l’esistenza di un’indagine sulla stazione appaltante.
In particolare il 3 agosto del 2016 avrebbe informato il vertice di Consip del fatto che i pm stavano scandagliando “gli organi apicali presenti e passati della società” e che gli stessi avevano già iniziato un’intensa “attività di intercettazione telefonica sull’utenza in suo uso”. Rivelazioni che, in un’altra occasione, sono state sostanzialmente confermate a Marroni anche dal generale Saltalamacchia. Fatti per i quali alla fine i due indagati sono stati rinviati a giudizio con stupore delle difese. In quell’occasione il legale di Lotti, l’avvocato Franco Coppi, che uscendo da piazzale Clodio affermava: “È una decisione che sorprende, speriamo di avere maggiore fortuna nel dibattimento”.