Sul caso Consip arriva la durissima presa di posizione del vice presidente del Csm Giovanni Legnini. Dopo un periodo di silenzio da parte del Consiglio Superiore della Magistratura specie su quella che per molti è una guerra politica tra Procura di Napoli e quella di Roma, Legnini è intervenuto sulle fughe di notizie sulle indagini che, a suo dire, dipendono “o dai pm o dalla polizia giudiziaria”. Legnini, infatti, parlando della telefonata intercettata fra Matteo Renzi e il padre a proposito del caso Consip e poi pubblicata, si dice d’accordo con la tesi sostenuta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che sulla questione era stato molto netto. “Posso dire – aveva detto il magistrato – per esperienza, che quando c’è una violazione, una fuga di notizie, esce o dalla Procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c’è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della Procura. Altrimenti le notizie non escono fuori”. “Ha ragione Gratteri – dice Legnini – che è un grande magistrato ma con cui non sempre sono d’accordo”.
Quanto all’intervento del Csm ovviamente il vicepresidente non può esprimere giudizi. “Non posso anticipare il giudizio che dovrà dare il Csm – dice Legnini – nel caso si dimostrasse il coinvolgimento di uno o più magistrati. Quel che è certo è che falsificare un rapporto di polizia giudiziaria è molto grave”.
“In ogni sala intercettazione d’Italia, di ogni procura, c’è un responsabile di sala ogni giorno – aveva spiegato ancora Gratteri -, che è un ufficiale di polizia giudiziaria che risponde al magistrato. Il procuratore è il responsabile della sala di registrazione, e infatti la norma dice che le sale di registrazione devono essere presso la procura. Allora se io vado, vedo esattamente chi ha scaricato il file. L’ufficiale di polizia giudiziaria dirà: me l’ha chiesto il procuratore. Ma se non ha una ricevuta, intanto risponde lui. Quando becchi due o tre così, finisce il gioco”.