Non il Medio Oriente. E nemmeno l’Ucraina. Il punto più controverso del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre è, ancora una volta, quello delle migrazioni. Proprio sui migranti, infatti, i leader europei dovranno trovare un punto di caduta. A oggi lontanissimo. A dividere i capi di Stato e di governo europei è il nuovo Patto sui migranti e l’asilo. La divisione è netta: da una parte c’è chi insiste per passare subito alla fase operativa, mentre dall’altra c’è chi è pronto a bloccare le conclusioni proprio su questo punto.
Il pacchetto migrazione è stato approvato a maggio a maggioranza qualificata, con il voto contrario di Polonia e Ungheria su tutte le proposte. Ma anche altri Paesi, su alcuni punti, si sono astenuti o hanno votato contro. Ed è difficile pensare che chi si è opposto ora sia d’accordo addirittura a un anticipo del pacchetto. Tra i punti più divisivi c’è quello della cooperazione con i paesi terzi sui rimpatri.
Il Consiglio europeo diviso sui migranti. E si discute anche del modello Albania
E nella discussione può entrare il modello Albania, ovvero l’idea di hub al di fuori dell’Ue. Un principio che sembra però ormai passato in Ue, come dimostra anche la lettera della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ne ha parlato come di una strada da esplorare. Un’opzione che viene valutata proprio dall’esecutivo comunitario, che pensa ad “hub per i rimpatri” in paesi terzi in attesa del rimpatrio. Resta però un nodo: l’accordo italiano prevede il trasferimento diretto dei migranti senza un passaggio in Italia, una zona grigia che non è prevista dal diritto Ue e che per questo è da valutare.
Più semplice la discussione sull’Ucraina: nella bozza delle conclusioni si parla di “incrollabile impegno” dell’Ue a fornire aiuti, anche militari, e di seguire l’obiettivo della pace, ma “in linea con gli obiettivi della formula” proposta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Restano le tensioni con l’Ungheria, ma non dovrebbe esserci uno scontro considerando che le questioni più delicate nel confronto con Budapest non verranno discusse in questo summit. Poche divisioni sul tema competitività, mentre qualche dubbio resta sul Medio Oriente. Il punto da definire è la condanna degli attacchi israeliani alle postazioni Unifil: alcuni Paesi sembrano avere una linea troppo morbida e un accordo sembra lontano. Certa, invece, la richiesta di un cessate il fuoco, così come la garanzia di aiuti umanitari. Ma sul resto i leader sono divisi, soprattutto sulla legittimità degli attacchi dell’Idf a Gaza e in Libano.