È il 26 settembre e in Italia ha vinto la coalizione di centrodestra. Quale futuro per i diritti civili nel nostro Paese? “Un futuro molto incerto, di guerra e di battaglia. O meglio di resistenza per tutti coloro che si spendono per la difesa e l’affermazione di tali diritti”. A dirlo a La Notizia è Simone Alliva, giornalista ed esperto di diritti civili, che ha pubblicato per Fandango Libri “Caccia All’Omo. Viaggio nel paese dell’omofobia” e “Fuori i nomi!”.
Immigrazione e cittadinanza, diritti delle donne e Lgbtiq+, fine vita, cannabis. Secondo lei come sono affrontati nei programmi elettorali dei partiti?
“Sicuramente c’è una parte politica che fa e farà, qualora vincesse, muro sulle questioni dei diritti e del progresso per quanto riguarda la giustizia civile e sociale. E c’è viceversa una parte che, in qualche modo, si è messa in ascolto di una fetta del Paese. Nel Pd compare il matrimonio egualitario che prima non c’era. Anzi ricordo che era stato osteggiato nel 2018. Matteo Renzi, da segretario del partito, lo aveva bollato, dopo l’approvazione delle unioni civili, come una bandierina. Bisogna poi capire quanta forza si ha nel portare avanti questi temi. Nel Pd c’è anche il ddl Zan e sappiamo com’è andata a finire in Parlamento. Nel programma di Azione e Italia viva mi ha colpito che lo ius scholae sia stato inserito nel capitolo sull’immigrazione, segno che ancora non sono riusciti a capire che i ragazzi che nascono e vivono in Italia non sono migranti ma italiani a tutti gli effetti”.
Cannabis, ius scholae, fine vita. Sono temi divisivi, il Parlamento li ha bloccati. L’Italia è pronta?
“L’Italia è prontissima. Come sul fine vita il Paese è preparato da anni a una legge che lo regolamenti. Ognuno ha vissuto, per un parente o un amico, un’esperienza che si avvicina al tema. Ci sono cose che esistono già. È la politica invece che non è pronta: questo è il problema. Prendiamo il tema delle adozioni contro cui si oppone Giorgia Meloni. Ma i figli delle famiglie arcobaleno esistono già. Non ti puoi opporre. È un fenomeno che già c’è, forse sarebbe più intelligente proporsi di regolarlo. Sul fine vita e la cannabis la prova che il Paese è pronto è stata, invece, la raccolta firme che c’è stata coi referendum. Non sono temi divisivi per l’Italia ma solo per la politica”.
Dunque non sono temi che possono spaventare l’elettorato spingendolo nelle braccia di una destra che ha sempre tuonato contro la cittadinanza facile e la droga libera?
“Non penso affatto. Anzi forse sono temi che consentono a quei partiti che li cavalcano di avvicinare di più il proprio elettorato di riferimento. Se il centrosinistra non si occupa di temi come la cannabis, il fine vita, lo ius scholae, i diritti Lgbtiq+, chi se ne deve occupare? Occupandosene può attrarre anche una fetta che non vota più e che sono i giovani. Se alla generazione Z non parli di quello che a loro interessa – clima, diritti civili – non puoi pensare che chi ne faccia parte ti voti. Il problema è che di questo in campagna elettorale si parla poco”.
Come giudica, a proposito, questa campagna elettorale?
“Credo sia la più brutta della storia. È fatta di slogan. Il Pd, vedi Dario Franceschini qualche giorno fa, insiste sul voto utile e pare dire ‘se non votate noi, arriva il peggio’. Ma se dici che esiste il voto utile è come dire che neanche tu credi ai tuoi temi. Dall’altra parte, il centrodestra sta facendo una buona campagna elettorale ma pericolosa per una parte della popolazione. La destra pare ossessionata dal concetto dell’identità. Ma se dividi tra noi e gli altri, gli altri diventano qualcuno a cui contrapporsi, creando un clima di pregiudizi e anche di aggressività verso chi viene percepito come diverso. Gli altri chi sono? La lobby Lgbtiq+, i migranti, i rom? Non possono non definirsi inquietanti e pericolosi video come quelli girati dal candidato leghista sulla donna rom o le esternazioni della Meloni che parla di sostituzione etnica quando si parla di migranti che sbarcano. Non c’è mai stata una campagna elettorale con una destra così identitaria”.
L’Italia è un paese cattolico. È pronto al matrimonio egualitario?
“Sondaggi recenti dicono di sì. Gli italiani, peraltro, non percepiscono differenze con le unioni civili. Ma dal punto di vista legislativo ci sono differenze eccome. Ci sono tanti limiti nelle unioni civili per esempio sull’adozione del figlio del proprio partner o sulla possibilità di usufruire della 104. Si dovrebbe fare un passo in più. L’Italia è pronta”.
È il 26 settembre e ha vinto la coalizione di centrodestra. Cosa si deve aspettare l’Italia dei diritti civili?
“Sicuramente un futuro di guerra e di battaglia. Perché se pensiamo al diritto all’aborto e pensiamo a quello che è riuscita a fare nelle Marche oppure in Piemonte Fratelli d’Italia possiamo farci un’idea. Con un eventuale governo Meloni per chi si occupa di diritti, per alcune comunità, comincerà un periodo di resistenza. Resistenza all’oscurantismo. Andrebbe al Governo una coalizione che, il giorno dopo l’approvazione delle unioni civili, aveva proposto un referendum per la loro abolizione. E se ora FdI nel suo programma si dice a favore del mantenimento delle unioni civili significa che è per il mantenimento dello status quo. Che non ha intenzione di fare nessun passo in avanti. Temi come l’adozione del figlio del partner non verrebbero mai toccati. In molte scuole italiane sono stati istituiti corsi contro il bullismo omotransfobico che in molte Regioni governate da FdI e Lega sono stati sospesi. Quello che si prospetta, con un’eventuale vittoria delle destre, è un futuro insicuro e di resistenza per tante comunità impegnate nella difesa dei diritti civili. E lo dico basandomi su quello che è stato realizzato nelle città e nelle Regioni da loro governate. Il futuro è già qui. Se si analizzano gli atti, i ddl che hanno presentato e quello fatto a livello di governo locale possiamo farci un’idea di quello che ci attende se vincessero Meloni e Salvini. Potrebbero per esempio impedire la trascrizione delle famiglie arcobaleno o rendere più difficile il percorso di transizione di una persona che vuole cambiare sesso. Col governo gialloverde, ricordo, che la prima dichiarazione del ministro leghista per la Famiglia, Lorenzo Fontana, è stata contro le famiglie arcobaleno, di cui negò l’esistenza. Ci aspettano giorni orribili ma bisogna starci dentro. Non so dire come, lo impareremo”.