Ti astieni tu o mi astengo io? Alla Commissione contenziosa del Senato, quella che deve giudicare sui 771 ricorsi presentati dagli onorevoli pensionati che lamentano il taglio del vitalizio, è in corso il fuggi-fuggi: anche i due membri esterni nominati dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, ossia l’ex procuratore di Terni, Cesare Martellino, e l’ex presidente dell’Unione delle camere penali di Frascati, Alessandro Mattoni, hanno deciso di astenersi nel giudizio sui vitalizi. Giudizio spinoso, come ha più volte denunciato La Notizia, perché al centro di un maxi-conflitto di interessi che coinvolge persino il presidente, Giacomo Caliendo, senatore forzista alla terza legislatura che dovrà, quindi, decidere sul destino della sua stessa pensione.
Dopo la manifestazione M5S contro la casta e, soprattutto, dopo che la stampa ha reso noto il groviglio che mina l’organo di giustizia interno di primo grado a Palazzo Madama, Caliendo ha per primo messo sul piatto la sua disponibilità ad astenersi. Ma la sua istanza, motivata dall’esistenza di gravi pressioni esterne, è stata respinta senz’appello: Luigi Vitali, il presidente del Consiglio di garanzia, come anticipato ieri da La Notizia non ha ritenuto sufficienti le ragioni addotte dal collega per defilarsi, riconfermandolo nella sua posizione giudicante. La patata bollente è così ritornata nelle mani non solo di Caliendo ma anche della Casellati e del suo capo di gabinetto, Nitto Palma, un terzetto affiatato fin dai tempi in cui, da storici pasdaràn di Silvio Berlusconi, si erano ritrovati tutti al ministero della Giustizia, Palma come ministro e gli altri due come sottosegretari.
Come uscire da un simile ginepraio? Impraticabile la strada dell’astensione di Caliendo, come si racconta dalle parti di Forza Italia, la presidente avrebbe escogitato un’altra mossa per placare le polemiche sui conflitti di interessi che coinvolgono, oltre a Caliendo, il suo stesso capo di gabinetto: far astenere Martellino, che è relatore sui ricorsi per i vitalizi ma soprattutto amico quarantennale di Palma. Non rieletto nel marzo 2018, l’ex senatore si è ritrovato infatti in pensione e, anche lui, col vitalizio tagliato. Tanto che, inizialmente, tra i 772 ricorsi presentati alla contenziosa c’era il suo (poi ritirato). Toccherà adesso a Caliendo decidere se accettare o meno l’astensione di Martellino e del collega Mattoni. E a Palazzo Madama il via libera si dà già per scontato. Ma chi li sostituirà? Bella domanda.
All’inizio della legislatura la Casellati aveva nominato anche due supplenti, entrambi avvocati, Marianna De Cinque (peraltro incompatibile pure lei: è figlia di un senatore deceduto, e sua madre ne percepisce il vitalizio) e Mario Santaroni. Ma entrambi, come confermato dalla stessa presidente al Messaggero, hanno già rassegnato le dimissioni. Via i supplenti, astenuti i titolari, la commissione non può funzionare con i soli tre membri rimasti, il presidente Caliendo, la vicepresidente M5S Alessandra Riccardi e il leghista Simone Pillon. Tocca trovare altri due esterni, come impone il regolamento del Senato, scegliendo tra “magistrati a riposo delle supreme magistrature ordinaria e amministrative, professori ordinari di università in materie giuridiche, anche a riposo, e avvocati dopo venti anni d’esercizio”. Resta da capire quale preclaro cultore del diritto, ancorché pensionato, accetterà a questo punto di mettere le mani in un tale groviglio. E, soprattutto, di metterci la faccia.