Per ora tutto quello che sono riusciti a fare è partorire un rinvio. La legge del Movimento 5 Stelle sul conflitto di interessi, dove è prevista anche la norma anti-Renzi ieri si è incagliata, di nuovo. Rinviata la prevista riunione della commissione Affari Costituzionali della Camera sulla proposta di legge sul conflitto di interessi del M5s che si sarebbe dovuta tenere dopo l’Aula. La commissione è stata rinviata a oggi e – secondo quanto si apprende – la maggioranza starebbe lavorando su un possibile emendamento del relatore per delegare il governo a legiferare in materia. Cadono nel vuoto per ora le parole del leghista Igor Iezzi che aveva assicurato di non voler “demolire la legge Conte” perché per la Lega non si tratta di “battaglie ecologiche” ma di “modifiche di buon senso”.
La proposta di legge M5S sul conflitto di interessi verso la delega al governo. Obiettivo: allungare i tempi e trascinarla nel dimenticatoio
Il cammino è stato complicato fin dall’inizio. Dopo essere arrivata in commissione Affari istituzionali la maggioranza aveva rinviato tutto ai primi di marzo per dare il tempo di depositare gli emendamenti. Italia Viva per mano di Maria Elena Boschi si era preoccupata di salvare Matteo Renzi, chiedendo che la legge non fosse retroattiva. In commissione sono stati presentati 17 emendamenti unitari firmati da tutti i partiti di maggioranza, 36 proposte di modifica di Italia viva, 15 di Azione, 11 di Alleanza Verdi e Sinistra, 2 della Lega e 1 del Partito democratico. Settimana scorsa però il capogruppo in Senato di Fratelli d’Italia aveva definito la legge “inemendabile”. La maggioranza ritiene inaccettabili gli articoli che riguardano le incompatibilità tra la carica di amministratori e ruoli nel mondo privato.
“Così più nessun imprenditore si avvicinerà alla politica”, ripetono da giorni. La settimana scorsa la maggioranza aveva chiesto di rinviare tutto a fine aprile trovando il muro dei 5S. Conte e i suoi avevano dato comunque ampia disponibilità a trattare per trovare un punto di incontro. Al presidente del M5S interessava che la legge non fosse semplicemente una bandierina ma potesse essere votata in Aula. Niente da fare. Giorgia Meloni è stata chiara: da qui alle elezioni europee qualsiasi possibilità di dialogo con pezzi dell’opposizione è fermamente esclusa. La presidente del Consiglio non vuole concedere vantaggi ai partiti della minoranza e una legge sul conflitto di interessi capace di superare la legge Frattini del 2004 potrebbe essere un trofeo troppo goloso per Conte.
Con la proposta di Conte circa cento parlamentari compreso Renzi sarebbero incompatibili
Pesano anche i 100 tra deputati e senatori, alcuni anche ministri, viceministri e sottosegretari, che hanno partecipazioni o ruoli in imprese e società: “Portatori di interesse” li ha definiti Trasparency Italia, alcuni dei quali in potenziale conflitto di interesse considerando che il nostro Paese non ha alcuna norma in materia. La strategia è chiara. Si delegherà il governo per legiferare in materia annacquando il tempo e lasciando svanire nel nulla la proposta, esattamente come accaduto con il salario minimo. Non sarà difficile per il governo fingere che ci sia sempre qualcosa di più urgente e importante trascinando la questione nel dimenticatoio.
Agli atti rimarranno le eclatanti promesse: quelle di Matteo Renzi che baldanzoso si diceva pronto a votarla sapendo che non sarebbe mai andata al voto; quelle della Lega che prometteva una sanzione ancora più pesante per fugare il dubbio di avere rapporti con la Russia; quelle di Forza Italia che fingeva di appoggiare la proposta a patto che non si trasformasse in una battaglia contro il berlusconismo post mortem. Dopo le promesse immancabile è arrivato lo stop. Il sospiro di sollievo è arrivato fin qui.