Più realisti del re. La Confindustria di Vincenzo Boccia si schiera apertamente per il sì al referendum costituzionale. “Il traguardo è a portata di mano”, ha scandito il neo presidente degli industriali durante la sua prima relazione all’assemblea annuale della confederazione. Proprio nei giorni in cui il governo ha dato un’accelerazione decisa alla campagna referendaria per la consultazione di ottobre sulle Riforme, Boccia si posiziona dunque al fianco del premier Matteo Renzi. L’imprenditore campano, ex numero uno dei Giovani di viale dell’Astronomia, ha precisato che “la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno”, dopo le amministrative e nel giorno della consultazione inglese sulla Brexit. Ma la direzione a favore della riforma costituzionale appare già chiarissima.
Ma Boccia si è soffermato anche su altri temi. A cominciare da quello economico. A riguardo il numero uno di Confindustria ha detto che “servono manovre di qualità, senza creare nuovo deficit”. Boccia ha parlato poi delle politiche economiche del governo. Anche in questo caso non senza equilibrismi: bene, da un lato, il fatto che grazie “all’azione dei governi italiani, soprattutto quello in carica”, “oggi la politica di bilancio in tutta Europa non è più restrittiva“. Dall’altro lato, però, servono “manovre di qualità. Politiche a saldo zero ma non a costo zero. Senza creare nuovo deficit“. Cosa che è i diretta contrapposizione con la maggiore flessibilità chiesta e ottenuta dal governo Renzi.
“Nella gestione del bilancio pubblico – ha continuato Boccia nella sua prima relazione – non chiediamo scambi né favori, chiediamo politiche per migliorare i fattori di competitività. Proponiamo un programma certo, da realizzare in quattro anni. Certezza e stabilità sono fondamentali per creare aspettative positive”. Ha poi definito “modesto, deludente” l’andamento del pil: “La nostra economia è senza dubbio ripartita. Ma non è ancora ‘ripresa’. È una risalita modesta, deludente, che non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre recessione. Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde”.