Dopo i 35mila risparmiatore rimasti a bocca asciutta, il pomodoro della Cirio è andato di traverso anche all’ex re di Roma Cesare Geronzi. La Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione per il banchiere che all’epoca del crac della società di Sergio Cragnotti era il potente presidente dell’ex Banca di Roma, poi diventata Capitalia e successivamente assorbita da Unicredit. Geronzi, già condannato a cinque anni per bancarotta fraudolenta e usura aggravata nel processo Parmalat-Ciappazzi, vede aggiungersi al suo palmares solo un anno di carcere, in quanto tre dei quattro anni confermati ieri per Cirio sono coperti dall’indulto. A andata meglio invece a Cragnotti, difeso dall’avvocato Massimo Krogh, che ha ottenuto “l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello di Roma per nuovo esame della vicenda Bombril, per la quale il 10 aprile 2015 era stato condannato a 7 anni di reclusione, divenuti poi 8 anni e 8 mesi con gli altri reati. “Migliaia di risparmiatori traditi che hanno perso tutto nel crac Cirio oggi ricevono giustizia dallo Stato”, ha detto l’avvocato Claudio Coratella che rappresenta centinaia di piccoli investitori. Dei circa 35mila sottoscrittori dei bond Cirio, che ne hanno visto azzerato il valore, per un importo complessivo di 1,125 miliardi di euro, solo 13mila si sono costituiti parte civile. Una cifra gigantesca, che però pare poca cosa di fronte ad altri crac, come quello da 14 miliardi di Parmalat o i 42,5 miliardi (stima del Codacons) bruciati tra perdita di valore per gli azionisti e salvataggio pubblico della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Adesso, dopo questa sentenza per i risparmiatori si apre la strada impervia ma possibile per ottenere un risarcimento.
Le ragioni dell’accusa – Ma di cosa è considerato responsabile Geronzi? Secondo i giudici, avendo gli elementi per capire che Cirio stava andando in fallimento, per evitare di perdere i finanziamenti della propria banca, tra il 2000 e il 2002 furono vendute ai risparmiatori obbligazioni per oltre un miliardo di euro. I soldi incassati non furono usati per salvare l’azienda ma per chiudere le pendenze con gli istituti di credito, tra cui Capitalia. Per completare il quadro della sentenza della Cassazione, sono diventate definitive anche le condanne Andrea Cragnotti, figlio di Sergio, che aveva 2 anni e 4 mesi di reclusione coperti da indulto e confermata la prescrizione per bancarotta preferenziale per gli altri due figli di Cragnotti, Elisabetta e Massimo che in appello avevano ottenuto l’assoluzione per le altre imputazioni. Confermata infine la condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione per Filippo Fucile, genero di Cragnotti (anche per lui 3 anni coperti da indulto), e quella a 3 anni e 4 mesi di reclusione per Ettore Quadrani, consigliere di Cirio (anche per lui 3 anni coperti da indulto). Sentenza irrevocabile di condanna a 2 anni di reclusione, coperti da indulto, anche per gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Celestino Locati e Antonio Nottola.