L’avvocato Francesco Rocca eletto governatore del Lazio potrebbe scegliere come presidente del consiglio regionale il Mr. preferenze delle ultime elezioni, Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia. Una scelta dovuta ai 37.986 voti ottenuti che sono il suo lasciapassare verso un ruolo di rilievo.
Nel 2013 la sentenza contro Giancarlo Righini. Quattro anni per turbativa d’asta. Alle ultime regionali del Lazio ha ottenuto 37.986 voti
Voti triplicati rispetto alle elezioni del 2018 e su cui i trascorsi giudiziari del consigliere di FdI non sembrano evidentemente aver inciso. Nel 2005 infatti Righini è finito nelle maglie della giustizia indagato per una vicenda di tangenti legata ad appalti pubblici. All’epoca, il Fratello d’Italia era assessore ai lavori pubblici del Comune di Velletri e venne arrestato su richiesta del pm Giovanni Taglialatela.
L’inchiesta era partita da una denuncia di un imprenditore che aveva scoperto una modifica di un’offerta per un bando di gara. Una complessa indagine condotta dalla guardia di finanza di Velletri che portò in carcere l’ex assessore di Velletri Lamberto Trivelloni (Udc) e il dirigente dell’ ufficio tecnico comunale Alessandro Albertini, mentre agli arresti domiciliari finirono Righini, il dirigente dell’ufficio amministrativo del Comune e tre tecnici comunali.
Le accuse formulate, dall’abuso d’ufficio al falso ideologico alla soppressione di documenti, riguardavano 5 appalti per un volume d’ affari di circa 5 milioni di euro, per opere di urbanizzazione nei Castelli Romani, lavori di manutenzione stradale e di manutenzione straordinaria del cimitero, la ristrutturazione del palazzo dei Conservatori, uno degli edifici storici della città, e i lavori nella sala consiliare.
Gare che secondo quanto accertato dal comando provinciale delle fiamme gialle, sarebbero state truccate. Dopo 8 anni il tribunale di Velletri nel 2013 ha condannato Righini (appena eletto consigliere alla Regione Lazio) in primo grado a 4 anni di reclusione, per associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, con l’interdizione dai pubblici uffici. Una condanna per cui si rifiutò di dimettersi da consigliere e che finì in prescrizione nel 2016 secondo il documento inviatoci da Righini tramite il suo ufficio stampa.
Un passato ingombrante che ha visto il consigliere più votato nel Lazio finire protagonista anche di un’interrogazione parlamentare del 2015, che aveva come prima firmataria l’ex senatrice Elena Fattori, inerente alla richiesta per la realizzazione di un impianto Tmb a Velletri da parte della Eco parco Srl, su un terreno che secondo gli scriventi sarebbe stato di proprietà dal 2008 della Apl Immobiliare Srl, società della famiglia Cecchini, imprenditori veliterni, imparentati proprio con il consigliere regionale Righini. Un nome ricorrente quello dei Cecchini nella regione Lazio dove si sono aggiudicati appalti per centinaia di milioni di euro con la società Alfredo Cecchini Srl che si occupa di edilizia sanitaria.
Alfredo Cecchini morto qualche anno fa era lo zio del consigliere regionale Righini ed oggi ad aver preso le redini della società è il figlio Paolo Cecchini marito del direttore generale dell’Ares 118, Maria Paola Corradi. Tra i dipendenti della società di Cecchini spicca un altro nome dì rilievo di Fratelli d’Italia, quello di Marco Marsilio, attuale governatore dell’Abruzzo.
Uno degli ultimi appalti vinti dalla società Cecchini insieme all’Antas srl (del gruppo Giglio, sospettato di corruzione nel 2017) è il lotto più grande della gara regionale per l’affidamento del multiservizio tecnologico di manutenzione degli impianti relativi agli immobili in uso alle Aziende Sanitarie della Regione Lazio per un importo complessivo pari a 178.666.402,49 milioni di euro aggiudicato ad aprile 2021.