di Monica Tagliapietra
La Costa Concordia si è risollevata. E insieme alla nave anche la reputazione del nostro Paese. Dopo quasi 20 ore di lavoro, alle 4 di ieri mattina è arrivato l’annuncio ufficiale. Il relitto ha raggiunto la posizione verticale appoggiandosi sul falso fondale a 30 metri di profondità. Un successo e la fine di un incubo. È stato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, a dare l’annuncio ai giornalisti di tutto il mondo. Le condizioni del relitto per ora non destano particolare preoccupazione e anche lo stato delle acque sembra buono.
Il premier Enrico Letta, si è detto orgoglioso e ha sottolineato che questa operazione “ha dimostrato cosa è in grado di fare l’Italia”. Intanto si sta scatenando una vera e propria guerra tra porti per aggiudicarsi il cadavere che galleggia della Costa Concordia. L’enorme rottame arenato all’Isola del Giglio dal gennaio del 2012 fa gola a tanti.
Un affare che vale centinaia di milioni di euro tra lavoro e materie prime che assicurerebbero lavoro a tanti operai nei cantieri navali. E così di ora in ora aumentano le proposte di chi si fa avanti ad accogliere il gigante. “Perché non candidare Porto Torres (qualora vi fossero le condizioni) per le operazioni di smaltimento?”. A lanciare la proposta su Facebook è l’assessore provinciale alla Programmazione di Sassari, Enrico Daga, del Partito democratico. Il porto toscano di Piombino, a cui spetterebbe lo smaltimento essendo la carcassa non molto lontana, non sembra attrezzato in maniera adeguata. Per questo il governo ha stanziato nello scorso marzo 73 milioni di euro per adattare la struttura ai lavori, soldi che saranno a carico di Costa Crociere. Piombino inizialmente sembrava la candidata designata, anche per una sorta di obbligo morale per risarcire la Toscana dei danni economici subiti alla voce turismo.
Un decremento dettato dalla crisi, oltre che dalla presenza della Concordia. Anzi l’enorme nave crociera ha fatto sì che si sviluppasse un turismo mordi e fuggi con numerosissimi turisti a caccia di una foto con lo sfondo della nave. All’attacco, intanto, si è lanciata anche la regione Sicilia che vuole smaltire i resti della Concordia nel porto di Palermo, potendo contare sui bacini della Fincantieri già attrezzati ad ospitare questo genere di lavori. Proprio l’azienda navale, infatti, è stata una delle protagoniste del recupero del gigante di acciaio. Ma occhio alla Campania che candida Castellamare di Stabia. Senza sottovalutare la candidatura laziale di Civitavecchia lanciata dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti.
L’ultimo viaggio della nave, però, non inizierà prima di primavera. Ora occorre fare attenzione a non farsi sfuggire quell’enorme ferro vecchio, che però vale milioni e milioni di euro. Si tratta di un’operazione inedita in Italia, che però apporterebbe un consistente aiuto alla crisi degli stabilimenti siderurgici.