Prima le bacchettate e ora l’inchiesta. A dicembre, terminata un’articolata verifica compiuta dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, la Corte dei Conti aveva inviato una relazione al Parlamento con cui ricostruiva il caos creatosi negli anni attorno alle concessioni autostradali, elencava le troppe storture e sollecitava le Camere a trovare una soluzione entro sei mesi. Ora gli inquirenti contabili hanno aperto direttamente un’indagine e più di qualcuno rischia di pagare salato quello che si configura come un notevole danno erariale. Il procuratore regionale del Lazio, Andrea Lupi (nella foto), ha specificato che è stata aperta un’istruttoria relativa al rinnovo e alla proroga di importanti concessioni di autostrade italiane.
Il magistrato ha inoltre aggiunto che si tratta di casi in cui, “attraverso proroghe giustificate dalla realizzazione di nuovi lavori infrastrutturali mai realizzati”, o di cui gli inquirenti dubitano “fortemente” della loro realizzazione o realizzabilità, non sono state assegnate le concessioni con nuove gare pubbliche, “con la probabile mancanza di concorrenza e pregiudizio conseguente”. Quella che in gergo gli inquirenti chiamano lesione alla concorrenza. Un’inchiesta avviata proprio sulla scorta dello sconcertante quadro tracciato quattro mesi fa dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, che ha sostenuto come “il mantenimento dello status quo” abbia accentuato “le inefficienze riscontrate nel sistema, quali l’irrazionalità degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari, di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per le parti private”.
Di più: “La quasi totalità delle tratte sono state affidate o prorogate senza gare in assenza di confronto concorrenziale, con un vulnus ai principi europei e nazionali”. Il rischio a cui l’Italia va incontro è infatti pure quello di una stangata da parte dell’Europa, che ha più volte fatto dei rilievi sulla gestione delle concessioni, visto che il trattato dell’Ue impone gare pubbliche.