È la sessione delle proroghe. Dopo il regalo agli abusivi del mattone, eccone uno confezionato per la lobby dei balneari, che almeno in Campania potrà dormire sonni tranquilli per un altro anno ancora. È bastato sostituire nella legge di bilancio le parole “fino al 31 dicembre 2023…” con “fino al 31 dicembre 2024”, per spostare di 12 mesi la scadenza “per l’utilizzo degli stabilimenti balneari ed elioterapici oggetto della concessione in favore dei titolari di concessioni demaniali marittime”. Una proroga di fatto all’uso esclusivo e privatistico di spiagge e tratti di mare, prevista nell’emendamento all’articolo 32 della legge di stabilità regionale 2024, a firma del consigliere salernitano del Pd e presidente della Commissione Bilancio Franco Picarone.
La lobby dei balneari, almeno in Campania, potrà dormire sonni tranquilli per un altro anno ancora
La modifica è stata approvata dall’aula del Consiglio regionale, con il voto contrario del solo Movimento 5 Stelle e della consigliera indipendente ed ex 5S Maria Muscarà. Un autentico blitz, in spregio a una sentenza del Consiglio di Stato del 2021, che imponeva di mettere a gara le licenze balneari entro il 31 dicembre del 2023. I giudici, in quell’occasione, avevano concesso uno slittamento di due anni, sostenendo che fosse necessario un tempo limite, il cui unico fine era di evitare il rischio di un impatto socio-economico che sarebbe potuto derivare “da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere”.
Tempo scaduto, ma non nella Regione governata da Vincenzo De Luca, e nell’anno in cui la Corte di giustizia europea ha bocciato l’Italia, invitando il Governo ad applicare la direttiva bolkestein, evitando il rinnovo automatico delle concessioni, ma prevedendo una procedura di selezione trasparente. In aula, il consigliere Picarone ha giustificato la proroga così: “Non abbiamo fatto altro che evitare che gli stabilimenti debbano dover smontare le loro strutture in tutta fretta, in questo periodo dell’anno”. Insomma, se non sono spiagge, sono lidi. Col risultato di concedere nuovo ossigeno per i signori degli stabilimenti balneari. Tutto quanto nella regione che ha la percentuale più alta in Italia di tratti costieri concessi all’utilizzo esclusivo di privati, sebbene l’ultimo Puad (il Piano di utilizzo delle aree demaniali), varato con la precedente legge di stabilità, abbia innalzato dal 20 al 30% la percentuale minima di costa da lasciare alla balneazione libera.
Nel complesso, stando all’ultimo report di Legambiente, realizzato con l’ausilio del sistema Sid, il Sistema informativo del Demanio attraverso immagini satellitari, in Campania le concessioni balneari sono 1.125. “La decisione di un’ulteriore proroga – ha spiegato il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Gennaro Saiello – rispecchia quella sbagliata del governo nazionale, e contrasta con le norme europee, nonostante numerosi e circostanziati rilievi anche da parte del Quirinale. Crediamo che l’Italia finirà in una nuova procedura d’infrazione, come riteniamo che la Regione Campania stia seguendo la linea di un governo che non ha visione. De Luca, in questo caso, non è diverso dalla Meloni”. “Mi chiedo come facciano quanti si spacciano come ambientalisti – ha aggiunto la consigliera Muscarà – a votare una misura che continua a negare ai cittadini di godere di interi tratti di spiaggia pubblica. I concessionari non saranno obbligati a smontare gli stabilimenti, continuando a usufruire per tutto l’anno di aree demaniali pubbliche, con la possibilità di organizzare eventi e feste anche nella stagione invernale”.
Le associazioni del Coordinamento mare libero promettono di impugnare le proroghe al Tar
“L’ulteriore proroga non solo è illegittima – sottolinea Danilo Ruggiero del Coordinamento Nazionale Mare Libero – ma potrebbe dar luogo a una responsabilità erariale, oltre che costituire un abuso o a un atto contrario ai doveri d’ufficio. Come già fatto nei confronti di altri enti che hanno emanato o annunciato pubblicamente atti di proroga delle concessioni balneari, il nostro Coordinamento interverrà con una diffida anche nei confronti della Regione Campania. Queste diffide costituiranno, dal prossimo gennaio il presupposto per impugnare le proroghe davanti ai tribunali amministrativi regionali, e chiederne l’annullamento nonché la messa a bando delle concessioni. Al contempo – è l’appello di Ruggiero – chiediamo a tutti gli organi preposti, sia amministrativi che giudiziari, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, di attivare tutti gli obblighi di controllo in ordine alla liceità dell’operato degli organi amministrativi dei comuni che delibereranno proroghe illegittime”.