Elly Schlein difende la sua scelta di candidarsi – correrà alle europee come capolista nelle circoscrizioni Centro e Isole – e nega divisioni all’interno del suo partito dopo essere stata oggetto dell’ironia della premier Giorgia Meloni, che conta nella sua discesa in campo per le elezioni di giugno sul sostegno dei suoi Fratelli d’Italia. Scelta, quella di Elly, bocciata da Romano Prodi e non solo.
“Io Prodi lo ascolto sempre, per me è un punto di riferimento. Però credo che non si sia sempre d’accordo e che sia meglio essere francamente non d’accordo che fingere e poi pugnalare alle spalle”, replica la leader dem. Che spiega che farà “campagna elettorale non chiedendo il voto per me ma per il partito e per questa lista meravigliosa che abbiamo costruito insieme”.
E a proposito di questa “lista meravigliosa” Schlein nega frizioni. “E’ la prima volta che nel Pd si arriva in modo così pacifico alla formazione delle liste” per le europee “votate all’unanimità, fatte mano nella mano con la minoranza uscita dal congresso”.
La scelta della segretaria del Pd Schlein
Ma non c’è dubbio che la scelta di alcuni candidati sia nata dalla precisa intenzione di Schlein di regolare i conti, una volta per tutte, con la corrente della minoranza dem, quella frangia battagliera riformista che cede alla deriva bellicista sposata dalle destre e ben rappresentata da esponenti come Lorenzo Guerini. Sono da leggere in questo senso la scelta di candidare la figlia del fondatore di Emergency Cecilia Strada, capolista al Nord ovest, e l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio.
La prima rappresenta la sconfessione, sul fronte della politica migratoria, del memorandum Italia Libia che fu firmato il 2 febbraio 2017, quando Paolo Gentiloni era presidente del Consiglio e Marco Minniti ministro dell’Interno. “Il memorandum Italia-Libia è una delle cose che conosco meglio: ho sentito la puzza fisica, di quel memorandum, ho toccato le cicatrici, le frustate, le ferite. È chiaro che non avrei mai potuto sentirmi a casa nemmeno da indipendente in un partito che continua a fare quelle cose”, ha detto Strada.
Tarquinio è invece la richiesta di pace e di far tacere le armi che si leva da buona parte del Pd da opporre alla ostinazione bellicista dei riformisti dem. Se Strada e Tarquinio dovessero andare bene alle elezioni questo potrebbe aprire un nuovo fronte di dialogo col M5S che ha messo la parola pace nel logo con cui si presenta alle europee.
Conte ha deciso di non candidarsi e rilancia sui temi
Ma c’è una differenza coi Cinque Stelle sostanziale. Il leader del Movimento, Giuseppe Conte, ha deciso di non candidarsi, velatamente criticando la decisione di Schlein, e di puntare tutto sui temi: pace, diritti, welfare, ambiente. Correre “per acquisire qualche voto in più per noi è impensabile – ha detto Conte – Io non sarà candidato e il mio nome non sarà nel simbolo”.
Giuseppe Antoci, capolista del M5S nella circoscrizione “isole”, ieri ha messo il carico da novanta. “Le candidature dei leader di partito nella circoscrizione ‘isole’ come ‘capilista’ alle elezioni Europee, con la certezza di rinunciare al seggio in caso di elezione, è un atto irrispettoso nei confronti degli elettori”, ha detto.
Critico anche Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi- Sinistra: “Io non sono abituato a chiedere un voto e poi fare un’altra scelta. Io penso che i leader e le leader di partito che hanno annunciato di candidarsi e che poi non andranno a Strasburgo abbiano fatto male”.
Sondaggi amari
La scelta di Meloni e Schlein, condivisa anche da Tajani e Calenda, è bocciata anche dagli italiani. Lo rivela l’ultimo sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24. Il 61% di loro giudica le candidature fittizie negativamente. E questo vale in particolare per gli elettori del Pd, tra i quali la contrarietà sale al 70%.