Con Severodonetsk ormai in pugno, la conquista del Donbass da parte della Russia è ormai questione di ore. Dopo l’ordine di ritirarsi dato da Volodymyr Zelensky alle truppe a difesa dell’ultima roccaforte ucraina nella regione, la situazione si fa sempre più pesante.
E la lenta avanzata della macchina da guerra del Cremlino, malgrado qualche incertezza, ora punta sulla città di Lysychansk, gemella di Severodonetsk dalla quale la separa lo strategico fiume Severskij Donets, nell’oblast di Lugansk. L’area è bloccata da sud dalle forze armate russe e i tentativi di un’ipotetica difesa ucraina sono ridotti all’osso.
Putin prova a coinvolgere la Bielorussia nel conflitto
Come se non bastasse, le forze di Vladimir Putin hanno ripreso a martellare il nord e l’ovest dell’Ucraina. Bombe e missili, infatti, sono piovuti anche nella regione di Leopoli. Si tratta di attacchi che, per l’intelligence di Kiev, provengono dal territorio della Bielorussia e sarebbero un tentativo di Mosca di coinvolgere l’esercito di Viktor Lukashenko nella guerra.
L’area di lancio, infatti, è stata individuata nella città di Petrykov a circa 50-60 chilometri dal confine di stato dell’Ucraina. Gli aerei sono decollati dall’aeroporto di Shaykovka nella regione russa di Kaluga e sono entrati nello spazio aereo della Bielorussia.
“Questo è il primo caso di attacco aereo contro l’Ucraina direttamente dal territorio della Bielorussia. Il bombardamento di oggi è direttamente correlato agli sforzi delle autorità del Cremlino per coinvolgere la Bielorussia nella guerra in Ucraina come belligerante diretto”, si legge nella nota della Difesa dell’Ucraina.
Con Severodonetsk ormai in pugno, parte la nuova strategia del Cremlino
Si tratterebbe dell’ennesima escalation frutto di un cambio di strategia del Cremlino. Ad innescarlo sarebbero state le nuove epurazioni nell’alto comando russo. Secondo gli 007 inglesi, infatti, l’attuale comandante del gruppo dell’esercito meridionale, Alexander Dvornikov, sarebbe già stato sostituito dal colonnello-generale Sergei Surovikin, la cui carriera soffre da oltre trent’anni di accuse di corruzione e brutalità.
E proprio Surovikin starebbe ora gestendo questa nuova e brutale fase con le unità blindate russe che continuano la loro avanzata sul bordo meridionale dell’area urbana.
I timori per l’allargamento del conflitto
Strategia che non è passata inosservata neanche in Italia con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Non abbiamo alcuna certezza che Putin si fermi al Donbass” ha spiegato il titolare della Farnesina.
“Anzi se noi smettiamo di rifornire la resistenza ucraina potrebbe arrivare fino ai confini della Nato e dell’Unione Europea. E lì, se un solo Paese viene colpito, scatta l’articolo 5 della Nato” ha concluso il ministro che teme una nuova escalation.