Doveva essere il governo che avrebbe messo un freno ai decreti Omnibus e, invece, quello di Giorgia Meloni si sta imponendo come quello che ne ha approvati più di tutti. A dirlo molto chiaramente è OpenPolis secondo cui “la scorsa settimana è stata pubblicata in gazzetta ufficiale la legge di conversione del decreto Pnrr quater” che “malgrado l’importanza del provvedimento per diversi aspetti del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” ha fatto scalpore perché “il dibattito politico si è concentrato sull’approvazione di un emendamento sui servizi nei consultori”.
“L’articolo introdotto si inserisce quindi nella disciplina che regola l’aborto, una materia particolarmente sensibile da un punto di vista politico, che peraltro ha ben poco a che fare con l’oggetto del decreto in conversione”. Si tratta, sempre secondo il rapporto, dell’ennesimo decreto Omnibus. Una pratica che viene utilizzata da ogni esecutivo ma che proprio con quello di Meloni sta arrivando a nuove vette.
Con il governo Meloni è un’abbuffata di decreti Omnibus
Eppure “il ricorso sempre più frequente ai decreti legge supera spesso i limiti che sarebbero previsti dall’ordinamento” in quanto “da un lato la costituzione stabilisce che i decreti legge dovrebbero essere limitati a casi straordinari di necessità e di urgenza (articolo 77). Dall’altro la legge 400/1988 (articolo 15) stabilisce che il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Quando questo non avviene ci troviamo di fronte a quelli che vengono definiti decreti omnibus”.
Secondo OpenPolis, “il ricorso ai decreti omnibus è da sempre considerato una cattiva pratica tuttavia, come abbiamo visto in un recente approfondimento, con la sentenza 251/2023 la corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una norma estranea alla materia principale del decreto, inserita nel corso della sua conversione in legge”.
I venti provvedimenti del governo Meloni
Dati alla mano, dall’inizio della legislatura sono già 50 i decreti legge emanati dal governo Meloni e convertiti in legge dal Parlamento. “Il ricorso eccessivo a questo strumento non è certo una specificità dell’attuale esecutivo, ma piuttosto una dinamica che caratterizza l’attività legislativa da ormai molti anni. Resta il fatto però che l’esecutivo in carica è quello che ne ha fatto un uso più frequente, almeno negli ultimi 15 anni. Come se non bastasse poi il 40% dei decreti convertiti in legge sono appunto decreti omnibus”, si legge nel rapporto.
In altre parole sono “20 i decreti omnibus convertiti in legge” dall’attuale maggioranza. Di questi 20, soltanto 3 sono stati approvati senza alcun voto di fiducia. Sei “sono diventati legge apponendo la fiducia in una delle due camere” mentre per gli altri “11 è stata posta la questione di fiducia in entrambe le camere”.
I cinque i decreti Omnibus già approvati nel 2024
Quello che è certo è che il ricorso ai decreti omnibus, non sembra destinato a diminuire. A lasciarlo intendere è il fatto che nel 2024 “ne sono già stati convertiti in legge 5”. “Eppure, dopo la recente sentenza della corte costituzionale, questo fenomeno non rappresenta più solo una pratica deprecabile”, si legge ancora nel rapporto di OpenPolis, in quanto esiste “il rischio che questi provvedimenti possano essere considerati illegittimi dalla Consulta, quantomeno nelle parti estranee alla materia principale del testo”.
Di questi cinque provvedimenti, “il primo è il decreto sicurezza energetica e fonti rinnovabili che già nella sua formulazione iniziale includeva anche 2 articoli estranei all’oggetto del provvedimento: uno in materia di gestione dei rifiuti radioattivi e l’altro sul riutilizzo dei materiali di dragaggio. Al corpo iniziale del provvedimento poi il parlamento ha aggiunto altri 15 articoli tra cui alcuni che difficilmente possono essere considerati in linea con la materia. Infatti si trovano articoli su: misure a sostegno dell’edilizia privata (art.4 quater), sostegno del movimento sportivo italiano (art.14 bis), acque reflue urbane (art.14 ter) e ciclo dei rifiuti nella regione Sicilia (art.14 quater)”.
Gli altri provvedimenti
“Interessante poi è il caso del decreto milleproroghe 2024. Da una parte infatti si potrebbe pensare che un atto di questo tipo rappresenti un omnibus per sua stessa natura. In realtà la corte costituzionale ha chiarito come la proroga dei termini rappresenti di per sé una ratio unitaria (sentenza 22/2012). Malgrado questo il provvedimento emanato dal governo presenta anche norme sulla ripartizione di risorse pubbliche fra le agenzie di stampa”.
Poi c’è “il decreto sulle aziende di carattere strategico, invece, risultava omogeneo nella sua prima versione, composta di solo 5 articoli” ma che “con il passaggio parlamentare, gli articoli sono diventati 12 e uno in particolare risulta chiaramente estraneo alla norma originaria. Si tratta dell’articolo 4-quater che amplia l’area territoriale di competenza dell’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale”.
Non meno importante è “il decreto elezioni 2024” che adottava inizialmente una ratio unitaria ma dove, anche qui e sempre con il passaggio parlamentare, “sono stati aggiunti altri 9 articoli tra cui uno relativo al trattamento dei consiglieri circoscrizionali (art. 4 quinquies)”. Ultimo caso è quello del decreto Pnrr quater in cui sono stati inseriti, nel corso del tempo, diversi articoli che appaiono difficilmente riconducibili al Pnrr.