Che in Europa voti sì, che voti no o che si astenga sull’accordo sui nuovi vertici comunitari, Giorgia Meloni rischia comunque di sconfessare sé stessa. Giuseppe Antoci, europarlamentare del M5S, qual è la posta in ballo?
“È in gioco l’interesse nazionale. Nel 2019 anche il Movimento 5 Stelle non era parte dei grandi gruppi politici come oggi Fratelli d’Italia, ma allora Giuseppe Conte era riuscito a imporre il nome del Presidente della Commissione e a indirizzare la sua agenda programmatica, inserendo alcuni nostri cavalli di battaglia come il salario minimo e il Green Deal. Nel 2019 Ursula von der Leyen aveva incontrato la nostra delegazione, oggi invece rifiuta un incontro con Fratelli d’Italia. Questo atteggiamento evidenzia già un concreto rischio di rimanere ai margini delle future decisioni europee”.
L’asse franco-tedesco continua a spadroneggiare?
“Con la Meloni spadroneggia come mai nella storia europea. Mettiamo da parte la propaganda di governo e guardiamo ai fatti. Il governo italiano ha votato la riforma del Patto di Stabilità, un accordo preconfezionato dai Ministri di Francia e Germania Le Maire e Lindner. Poi l’Italia ha subito l’autogol del Patto sulla migrazione e l’asilo assecondando tutte le richieste della Germania che voleva bloccare i movimenti secondari e allungare i tempi di permanenza nei centri di accoglienza nei Paesi di primo approdo come l’Italia. Infine, un tema che mi sta molto a cuore: pochi mesi fa l’Ue ha deciso la nuova sede dell’autorità europea antiriciclaggio e Francoforte ha prevalso su Roma. L’interesse del nostro Paese a ospitare questa sede non era solo determinato da ragioni di prestigio o dai pur importanti benefici in termini di posti di lavoro. L’Italia, dal punto di vista dell’azione antiriciclaggio, rappresenta un’eccellenza a livello mondiale per quanto riguarda la lotta contro i fenomeni criminali. Quella sede doveva essere assegnata all’Italia proprio in virtù della nostra esperienza acquisita in questi anni e per rispetto dei tanti servitori dello Stato che, proprio partendo dalla lotta al riciclaggio e alle mafie, hanno perso la loro vita”.
Il volto della nuova Commissione europea, salvo colpi di scena, sarà ancora quello di Ursula von der Leyen. Quale il suo giudizio?
“Negativo. Manca una visione politica, una strategia su come affrontare le grandi sfide, non si parla di programmi o progetti, ma solo di poltrone e nomine. Noi ricorderemo alla futura Commissione che riportare la pace in Europa deve essere la priorità numero uno. Servono poi impegni certi contro l’infiltrazione delle mafie nell’economia legale europea, un fenomeno che rimane purtroppo sottovalutato dall’attuale classe dirigente e sul quale noi vigileremo e ci impegneremo”.