Ogni giorno riescono a superarsi. Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, ha recentemente offerto un esempio lampante di come l’entusiasmo politico possa facilmente trasformarsi in un boomerang quando è del tutto sconnesso dalla realtà storica dei fatti.
Il 17 settembre, intervistato da Radio Radicale, Donzelli ha commentato la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Con toni trionfalistici, ha dichiarato: “Fitto avrà due importanti deleghe e sarà un vicepresidente esecutivo, risultato che l’Italia non aveva mai raggiunto”. Una frase che suona come un inno alla grandezza del governo Meloni, ma che in realtà si scontra con la storia recente dell’Italia in Europa.
La gaffe storica: quando l’entusiasmo supera la conoscenza
Come riportato da Pagella Politica, che ha fatto una verifica puntuale delle sue affermazioni, la dichiarazione di Donzelli è, per usare un eufemismo, esagerata. Sì, è vero che Fitto è il primo italiano a ricevere la nomina di vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Ma il motivo è semplice: questo ruolo è stato creato solo nel 2019. Un dettaglio non trascurabile che Donzelli sembra aver dimenticato o, peggio, ignorato.
Ma non è tutto. La sua affermazione lascia intendere che l’Italia non abbia mai avuto ruoli di primo piano nell’Unione Europea. La realtà è ben diversa: in 12 delle 17 precedenti Commissioni Ue, l’Italia ha avuto un vicepresidente. Un record tutt’altro che trascurabile, che smentisce clamorosamente la narrativa del “risultato mai raggiunto” proposta da Donzelli.
E se questo non bastasse, ci sono due nomi che brillano nella storia italiana in Europa: Franco Maria Malfatti e Romano Prodi. Entrambi sono stati presidenti della Commissione Ue. Malfatti dal 1970 al 1972 e Prodi dal 1999 al 2004. Presidenti, non vicepresidenti. Un dettaglio che sembra sfuggire alla memoria selettiva di certa politica.
Il peso dell’Italia in Europa: una storia dimenticata da Fratelli d’Italia
Anche la storia più recente smentisce le affermazioni di Donzelli. Paolo Gentiloni, nel 2019, ha ottenuto la delega agli Affari economici, una delle più importanti all’interno della Commissione Ue. Federica Mogherini è stata Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dal 2014 al 2019. Antonio Tajani è stato vicepresidente della Commissione Barroso dal 2008 al 2014. La lista potrebbe continuare, ma già questi esempi bastano a smontare la retorica trionfalistica di Donzelli.
Ma il vero nodo è la narrazione con cui la destra si ostina a dipingere ogni minima azione del governo Meloni come un trionfo senza precedenti. Questa tendenza a esaltare e presentare come straordinario ciò che è nella norma. L’entusiasmo è una bella cosa, non c’è dubbio. Ma quando si ricopre un ruolo pubblico, quando si è chiamati a rappresentare gli italiani, sarebbe auspicabile che questo entusiasmo fosse accompagnato da una conoscenza almeno basilare dei fatti oltre che dalla giusta misura.
La nomina di Fitto è certamente un risultato positivo per il governo ma presentarla come un trionfo senza precedenti non solo è esagerato, ma anche controproducente. Non serve studiare troppo. Ai parlamentari della maggioranza basterebbe fare un giro veloce e superficiale su Wikipedia o su Google. Potrebbero scoprire che l’Italia ha una lunga e importante tradizione di presenza nelle istituzioni europee. Ma in fondo, perché rovinare una bella storia con la fastidiosa intrusione dei fatti?