Professore Marco De Angelis, docente di filosofia all’università di Lüneburg, stando ai sondaggi il Centrodestra dovrebbe vincere agevolmente alle elezioni. Ma secondo lei Meloni, Salvini e Berlusconi, riusciranno a governare insieme oppure le divisioni che già si intravedono all’orizzonte prenderanno il sopravvento?
“Le divisioni mi sembrano apparenti. La voglia di potere smussa facilmente gli angoli. Mi sembra al contrario che si siano divisi bene i compiti e la gestione dell’elettorato”.
Passano i decenni ma i protagonisti della politica restano sempre gli stessi, a partire da Tremonti che viene dato come probabile prossimo ministro dell’economia malgrado la precedente esperienza di governo tutt’altro che positiva. Come mai non c’è stato alcun ricambio generazionale?
“Il mancato ricambio generazionale di per sé non sarebbe un problema, se gli anziani fossero competenti e avessero governato bene in passato. In politica come in qualsiasi altra professione conta la competenza, che presuppone anche una certa esperienza. Il problema non è il mancato cambio generazionale, ma il fatto che manchino le competenze”.
Nel Centrodestra su molte questioni i tre leader la pensano in modo diverso. Sulle sanzioni alla Russia Salvini si è detto contrario mentre la Meloni gli ha risposto dicendo che l’Italia agirà in accordo con i partner Ue. Possibile che non riescano ad accordarsi neanche su una questione tanto importante?
“Il disaccordo è solo apparente. In realtà si sono divisi bene i compiti. La Meloni, probabile primo ministro, ha assunto il compito principale di avere un rapporto di piena dipendenza e fiducia dal blocco Usa-Nato. Il segnale che lancia è in sostanza di essere pronta a sostituire Draghi, diventando lei l’esecutrice del volere di Washington. Berlusconi con la flat tax intende parlare al suo elettorato preferito, ossia agli imprenditori. Quello è il suo target, ora che non ha più quell’ascendente maschilista che aveva in anni più giovani. Salvini, infine, puntando sul ritiro delle sanzioni alla Russia gioca facile, da populista esperto qual è. In tal modo conta di prendere voti da parte dell’elettorato più debole economicamente, come del resto ha sempre fatto sia quando si presentava col rosario ai comizi sia quando puntava sulla sicurezza contro gli immigrati”.
Secondo lei siamo davanti a una sorta di operazione di marketing elettorale?
“È gente esperta che ha sicuramente anche consulenti di marketing, perché alla fine di questo si tratta, di un grande mercato. Si sono gestiti la clientela, dividendosela, in modo da non pestarsi i piedi a vicenda. Ognuno ha un target ben preciso diverso da quello degli altri. Se poi in caso di vittoria riusciranno a governare in armonia, non lo può dire nessuno, personalmente credo però di sì. Non litigheranno mai su di un singolo provvedimento, perché non è la passione politica che li muove, ma l’interesse. È per interesse ci si accorda sempre. Che poi possano fare del bene al paese, lo metto fortemente in dubbio, perché la totale sottomissione agli Usa-Nato, che è la nota dominante, porterà l’Europa e l’Italia alla catastrofe. Il solo Salvini mostra una timida nota critica riguardo alle sanzioni, ma, come detto, credo che sia marketing e calcolo elettorale, non politica autentica. Il tempo ci darà una risposta definitiva”.
Anche sul Reddito di cittadinanza le idee sono piuttosto diverse. La Meloni, infatti, vuole abolirlo mentre Salvini e Berlusconi vogliono modificarlo. Come se ne esce?
“Il popolo italiano che percepisce il Reddito non la parte di elettorato a cui si rivolgono le destre. La Meloni, come Berlusconi, si rivolge alla Nato, agli Usa e ai ceti medi. Salvini sulla carta è l’unico che potrebbe voler dialogare con quella fetta di elettorato ma per ora non sembra volerlo fare. Sicuramente cercheranno di eliminarlo o quantomeno di limitarlo ma sicuramente troveranno un’intesa perché non è un motivo centrale nella loro visione della politica”.
Conte ha detto che le proposte delle destre metterebbero a rischio i conti del Paese. Condivide questi timori?
“Se dovesse vincere la destra e si dovesse continuare su questa politica appiattita sulle posizioni degli Stati Uniti, ossia quella fin qui perseguita da Mario Draghi, la conseguenza non può che essere una crisi economica spaventosa che non ha solo una dimensione nazionale ma europea. E se così fosse, è probabile che sarà necessario un governo tecnico che riporti la situazione sotto controllo come accadde con Monti. Scenari devastanti che soltanto Conte potrebbe evitare ma, sondaggi alla mano, le possibilità di una sua vittoria alle elezioni sono piuttosto scarse”.