Se il centrosinistra italiano è sconquassato dalla faida interna al Movimento 5 Stelle, non si può di certo dire che per il centrodestra sia tutto rose e fiori. Anzi nel momento in cui ci si sarebbe aspettati il colpo di grazia ritrovando una compattezza che a lungo è mancata, Matteo Salvini e Giorgia Meloni assomigliano sempre più a due contendenti piuttosto che alleati pronti a governare insieme.
Che le cose stiano così appare chiaro dall’impasse, ormai cronicizzata da settimane, sulle candidature per le prossime elezioni comunali. Se a Roma il nodo è stato risolto grazie a un ticket con Enrico Michetti, indicato dalla leader di Fratelli d’Italia per il ruolo di primo cittadino, in coabitazione con Simonetta Matone, voluta dalla Lega, non è stato ancora possibile risolvere la partita di Napoli, Milano e Bologna.
Si tratta del sintomo della competizione intestina, secondo alcuni addirittura “una guerra”, che si è scatenata tra la Meloni e Salvini che, sondaggi alla mano, vedono i rispettivi partiti appaiati. Per questo è in corso un braccio di ferro che vede la coalizione che si è sempre detta “granitica”, proponendosi come guida autorevole e affidabile del Paese, incapace di trovare la quadra e di risultare, al netto di tutte le turbolenze del centrosinistra, perfino in ritardo rispetto ai propri rivali che hanno già annunciato i propri candidati.
SCELTE URGENTI. A dirla tutta a Napoli la coalizione ha anche trovato la quadra candidando il pm Catello Maresca ma quest’ultimo, a sorpresa, aveva deciso di voler correre come candidato civico (leggi l’articolo). Qualcosa che Forza Italia ha vissuto come un affronto decidendo di virare su altri nomi. Una frattura che sembrava insanabile ma che in queste ore fa registrare l’apertura del magistrato secondo cui “è chiaro che o io o chicchessia, ci dovrà essere un candidato dei partiti di centrodestra”, sottolineando di non aver ancora avuto un confronto con i leader della coalizione. Maggiormente problematica la situazione a Bologna e Milano dove non si va oltre il toto nomi.
Per quanto riguarda il capoluogo della Lombardia a contendersi il ruolo di candidato sindaco sarebbero Andrea Farinet, docente universitario e presidente della fondazione Pubblicità progresso, e Luca Bernardo, primario dell’ospedale Sacco. Se possibile ancor più nebulosa la situazione a Bologna dove in lizza ci sono l’imprenditore cattolico Fabio Battistini e l’editore Roberto Mugavero.
LA MOSSA DEL CAVALIERE. In questo scenario, a riprova di quanto sia il caos a regnare sul centrodestra, si inserisce anche la partita aperta da Silvio Berlusconi per il partito unico. Un tasto su cui Forza Italia insiste da giorni, pur con parecchie resistenze al proprio interno che potrebbero deflagrare in una scissione, scontrandosi con lo scetticismo del Carroccio e la posizione ostile di Fratelli d’Italia. Eppure per gli azzurri, in crisi di consensi da tempo, quella del partito unico è l’unica strada percorribile.
A tornare a battere sul questo tasto è il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha detto di essere “assolutamente convinto che nel 2023 il centrodestra vincerà le elezioni, però bisogna anche governare il Paese” e per questo “serve qualcosa di nuovo, un salto di qualità che non è solo una fusione a freddo o la somma di tre partiti diversi ma un sogno da regalare agli italiani”. Parole a cui ha risposto la Meloni ribadendo di non essere “favorevole a un partito unico, non so più come dirlo. L’identità dei partiti di centrodestra è un valore che non deve essere disperso”.