La strategia, al netto di colpi di scena, sembra definita. Studiata nei minimi particolari per produrre un duplice effetto. Da una parte, non provocare una frattura definitiva nel Centrodestra dopo la decisione della Lega di formare un Governo con il M5s. Dall’altra, lasciare il Pd a bocca asciutta così come già avvenuto per la formazione degli Uffici di presidenza di Camera e Senato. La settimana prossima in Parlamento si giocherà la partita per l’elezione dei presidenti delle commissioni. Ma mentre la guida delle 28 ‘permanenti’ (14 a Montecitorio e altrettante a Palazzo Madama) sarà appannaggio di Carroccio e pentastellati, lo stesso non si può dire per quelle cosiddette di garanzia, Copasir e Vigilanza Rai. Poltrone ambitissime che spettano alle opposizioni e sulle quali sia Forza Italia, sia Fratelli d’Italia sia – soprattutto – i dem vorrebbero mettere le mani. Qui viene il bello. Stando a quanto risulta a La Notizia, il Pd sarebbe tagliato fuori da tutto. Al momento, lo schema prevede infatti di dare la presidenza del Copasir al partito di Giorgia Meloni e quella della Vigilanza Rai a FI. Ma nei prossimi giorni potrebbe anche esserci un ribaltamento dei ruoli. Perché, come fa notare qualcuno, mettere nelle mani del partito di Silvio Berlusconi la guida della commissione di controllo sul servizio pubblico farebbe gridare più o meno tutti al conflitto d’interessi. Staremo a vedere. Le candidature dei partiti, comunque, sono già sul tavolo. Qualora venisse rimessi in gioco, il Pd vorrebbe piazzare Lorenzo Guerini (e non Luca Lotti come inizialmente ipotizzato) al Copasir e/o Michele Anzaldi alla Vigilanza Rai. Più probabile invece che sulla poltrona che nella scorsa legislatura è stata del grillino Roberto Fico siederà uno tra Fabio Rampelli (FdI) e Maurizio Gasparri (FI), anche se nel partito del Cav scaldano i motori pure i due ex capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani. In pista, sempre tra le file di FdI, c’è pure Edmondo Cirielli, che tra l’alto è un ex generale dell’Arma.
Batti e ribatti – L’ex sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, candidato naturale alla poltrona che tra il 2013 e il 2018 è stata occupata dal leghista Giacomo Stucchi, oltre ad essere dimissionario (ma la Camera dovrà votare: il caso-Vacciano insegna) è anche presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza. Il suo mandato scadrà l’anno prossimo e, anche in questo caso, aleggerebbe lo spettro del conflitto d’interessi. “Qualsiasi commissione FdI andrà a prendere – chiariscono fonti vicine all’ex ministra per la Gioventù – la nostra posizione nei confronti del Governo non cambierà”. Al Nazareno, invece, la temperatura è alle stelle. Ma un parlamentare molto vicino a Matteo Renzi chiarisce: “L’uscita di Matteo sulla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, non c’entra. È tutto frutto della necessità di Salvini di giocare su due tavoli”. Ma “anche senza la presidenza del Copasir chiameremo la ministra chiedendogli quali interessi tutelerà: quelli dei mercenari o dei nostri militari?”.