È atteso per oggi il via libera del Senato alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Una sorta di vendetta delle destre, dal respiro no vax, contro Giuseppe Conte e Roberto Speranza, rispettivamente premier e ministro della Salute ai tempi del Covid. Benché prosciolti, in tempi rapidi, prima dell’estate nelle inchieste penali aperte dalla procura di Brescia prima e dal tribunale dei ministri di Roma dopo, Conte e Speranza per la maggioranza e il governo Meloni devono subire un processo politico dal Parlamento.
Oggi il via libera di Palazzo Madama alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Cassate le pregiudiziali di costituzionalità
L’istituzione della Commissione d’inchiesta, voluta dalla maggioranza e dal fu Terzo polo – primo sponsor Matteo Renzi – è stata votata dalla Camera il 6 luglio. Il perimetro della Commissione è cambiato rispetto alla versione uscita da Montecitorio. In commissione Affari sociali di Palazzo Madama sono state in parte stralciate le lettere t) e v) dell’articolo 3 riguardante i compiti che dovrà svolgere. Non saranno più oggetto d’indagine i Dpcm e le dichiarazioni di stato di emergenza. Modifiche che si sono rese necessarie dopo i rilievi del Capo dello Stato.
“Non può esistere una giustizia costituzionale politica. I ruoli non vanno confusi”, aveva avvertito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia del Ventaglio. “Abbiamo modificato il testo – ha detto Galeazzo Bignami di FdI, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti -, ora dopo l’ok del Senato mi auguro che il nuovo passaggio alla Camera sia veloce e che ci possa essere il semaforo verde entro Natale”.
Ma a parte queste modifiche, rimane la scandalosa esclusione dagli ambiti dell’inchiesta della commissione l’operato delle regioni il cui ruolo è stato assolutamente centrale nella gestione della pandemia. Non si potrà dunque indagare per esempio su Regione Lombardia dove le scelte disastrose del presidente Attilio Fontana e dell’assessore Giulio Gallera sono state sotto gli occhi di tutti. Non a caso tutte e tre le pregiudiziali di costituzionalità, presentate rispettivamente dal Movimento 5 Stelle, Pd e Avs – respinte ieri dal Senato – insistevano su questo punto.
L’inchiesta parlamentare esclude le Regioni. Centrali invece nella gestione della pandemia
“Il testo che prevede l’istituzione della Commissione d’inchiesta sul Covid pone un tema che appartiene a tutti noi perché fondamentale per la tutela della Salute, una materia che è di competenza condivisa tra Stato e Regioni, come previsto dall’articolo 117 della Costituzione” ha detto il senatore pentastellato, Orfeo Mazzella. Da qui la considerazione che una Commissione d’inchiesta che non abbia la possibilità di indagare e ricostruire la verità fattuale della Regione che ha avuto il maggior numero di morti si configura come una violazione della Costituzione italiana.
“La maggioranza si è concentrata solo sulla valutazione degli atti del Governo allora in carica e degli Organismi internazionali coinvolti in quei drammatici frangenti. Stranamente ha escluso espressamente qualsiasi valutazione sugli atti delle Regioni evitando così di indagare e di capire cosa non abbia realmente funzionato nella gestione delle articolazioni regionali che strutturano il nostro sistema sanitario. La maggioranza quindi si accinge ad approvare un atto inutile e dannoso, perdendo l’occasione di contribuire al miglioramento della tenuta del nostro Sistema sanitario”, ha dichiarato Andrea Giorgis del Pd.
“La commissione d’indagine sul Covid proposta dalla destra è un grimaldello con il quale la maggioranza che esprime l’attuale Governo intende colpire il Governo precedente, di colore diverso. Lo scopo è chiaro: processare politicamente il precedente governo per come è stata gestita la pandemia”, ha affermato il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Tino Magni.