Con l’accusa di corruzione e traffico di influenze illecite è finito ai domiciliari Tommaso Verdini, il figlio dell’ex parlamentare forzista Denis Verdini. L’inchiesta, portata avanti dalla procura di Roma, vede coinvolte anche altre sei persone e fa riferimento ad alcune commesse sulla società pubblica Anas per un valore stimato in tre miliardi di euro.
Stando a quanto ricostruito dai magistrati capitolini, guidati dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, dall’indagine sarebbe emerso un sistema di consulenze e appalti pubblici banditi da Anas, società di Stato che gestisce le arterie stradali del Paese e che dal 2017 è sotto il controllo di Ferrovie dello Stato con i manager di quest’ultima che risultano del tutto estranei agli accertamenti investigativi.
Nel decreto di perquisizione firmato lo scorso anno si legge che Tommaso Verdini, insieme ad altri indagati, avrebbe promesso a “pubblici ufficiali di Anas il loro intervento o comunque il peso politico istituzionale delle loro conoscenze per favorirne la riconferma in Anas in posizioni di vertice o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di società private o di organismi di diritto pubblico”.
In cambio di ciò, gli indagati alle dipendenze di Anas avrebbero dovuto “favorire la definizione di progetti e transazioni a cui erano interessati imprenditori a loro vicini”. Gli indagati, tenuti sotto osservazione dalla Guardia di Finanza, si sarebbero incontrati varie volte in luoghi pubblici. Riunioni a cui avrebbero partecipato anche politici ed esponenti di vertice del Mef.