Alberto Contador e Rigoberto Uran. Lo spagnolo e il colombiano. Sono loro i favoriti del Giro d’Italia numero 98 che scatta domani con la cronometro a squadre di 17 chilometri da San Lorenzo al Mare a Sanremo. Bisogna accontentarsi. Coppi e Bartali non possono resuscitare. Quell’epopea del ciclismo è finita. Come purtroppo sono finite quelle con i duelli tra Mercks e Gimondi, Moser e Saronni, Indurain e Chiappucci, Pantani e Tonkov. Tuttavia, l’edizione di quest’anno della corsa rosa, organizzata dalla Gazzetta dello Sport, si presenta avvincente, in quanto l’esito non è scontato. I due favoriti hanno comunque una storia particolare, che merita di essere raccontata. Entrambi se la sono vista brutta, per dirla in sintesi.
70 PUNTI DI SUTURA IN TESTA
Contador era dato per spacciato. Un aneurisma lo ha messo ko al Giro delle Asturie del 2004. Provocato da una massa tumorale benigna che preme sul cervello. È stato tre settimane in coma, per nove mesi ha sperato di riprendere la bicicletta, nonostante i medici gli dicevano di lasciar perdere. Ma lui non solo ha ripreso a correre, ma addirittura è tornato a vincere. Sulla calotta cranica ha una lunga cicatrice, lasciata dai 70 punti di sutura che gli misero in ospedale. Suo fratello minore, Raul, è da anni su una sedia a rotelle, per un aneurisma più grave. Contador è l’emblema dello spagnolo medio. Ragazzo solare, semplice, gentile, proveniente da una famiglia media, padre carpentiere. Il campione spagnolo è tra i pochi corridori ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe (Giro, Tour e Vuelta). Quest’anno punta all’accoppiata Giro-Tour che nessuno centra da 17 anni.
NARCOTRAFFICO
Uran è arrivato secondo negli ultimi due giri d’Italia. Il secondo posto gli calza a perfezione, visto che ha conquistato una medaglia d’argento alle Olimpiadi.
Quest’anno punta a indossare la maglia rosa a Milano, domenica 31 maggio, il giorno dopo la terribile tappa del Sestriere con la Cima Coppi al Colle delle Finestre, a 2178 metri d’altitudine. Anche il colombiano ha avuto un’esistenza molto travagliata che però gli ha fortificato il carattere. Aveva iniziato a pedalare molto giovane, su una vecchia bici rossa recuperata e saldata dal padre.
Un giorno del 2001 però papà Uran, uscito come sempre in bici, non tornò più a casa. Rigo lo cercò per un giorno intero, prima di scoprire che era stato ucciso in uno scontro fra guerriglieri. Nonostante fosse ancora molto giovane, si prese sulle spalle la mamma e la sorella. I soldi che portava a casa erano frutto della vendita dei biglietti della lotteria. Ma non rinunciò mai alla sua adorata bici.