Altroché taglio ai privilegi degli onorevoli parlamentari. Alla fine, dopo la lunga battaglia condotta a partire dalla delibera di Roberto Fico che aveva decurtato pesantemente i vitalizi degli ex deputati e poi senatori, a colpi di ricorsi pare proprio che le delibere speculari di Camera e Senato stiano subendo pesanti colpi. Solo pochi giorni fa è toccato a Montecitorio: il Consiglio di Giurisdizione (il primo grado interno della Camera dei Deputati) ha sentenziato che, pur essendo legittimo il taglio dei corposi vitalizi, ad essere sbagliato era l’algoritmo dei conti. In altre parole, giusto il fine ma sbagliato il modo.
In alcuni casi, secondo la sentenza, ci sono stati tagli sproporzionati (addirittura fino all’80%). E da qui la decisione di ricalcolare l’entità del taglio, ovviamente al rialzo per lorsignori. E un altro colpo adesso arriva dall’altro ramo del Parlamento, il Senato. Ieri, infatti, è stata emessa una sentenza fotocopia: anche in questo caso si è deciso che il taglio è sì giusto, ma bisogna assolutamente ricalcolare (al rialzo, of course). E questa volta la decisione sarà, per così dire, scolpita nella pietra dato che a pronunciarsi è stato il Consiglio di Garanzia, secondo e ultimo grado della “giustizia” interna al Senato.
“È stata dichiarata l’illegittimità della delibera dell’ufficio di presidenza n.6 del 2018 nella parte in cui ha preso come età di riferimento per il calcolo del montante l’età del senatore al momento della percezione del vitalizio anziché quella successiva alla delibera stessa”, hanno infatti dichiarato in una nota i senatori Luigi Vitali (FI, nella foto) e Ugo Grassi (Lega), correlatori della sentenza, e membri del Consiglio insieme a Valeria Valente (Pd), Pasquale Pepe (Lega) e Alberto Balboni (FdI).
C’è però un altro aspetto che potrebbe riservare ulteriori novità. Nella nota si legge ancora: “Abbiamo poi sollevato eccezioni di incostituzionalità in ordine alla illegittimità di interventi retroattivi e permanenti effettuati con regolamenti minori”. Fuori dal burocratese, ciò vuol dire che Vitali & C. hanno inviato tutto alla Consulta a cui hanno rivolto due quesiti: innanzitutto è giusto riconteggiare i vitalizi anche sugli arretrati? Ed è, questo, un punto focale per i tanti che hanno fatto ricorso contro il taglio retroattivo.
C’è poi un secondo quesito ancora più determinante: il Consiglio di Garanzia, si legge in sentenza, ritiene “non manifestamente infondata la questione di legittimità della delibera” anche nel suo impianto generale. In altre parole, se da una parte si darà avvio a un ricalcolo al rialzo dei tagli, contemporaneamente si dà alla Consulta la possibilità di dichiarare eventualmente illegittima l’intera delibera.
BICCHIERE MEZZO PIENO? C’è però anche chi vede il margine di vittoria nella decisione di ieri. Ovvero il Movimento cinque stelle. E questo anche visto i precedenti: la decisione del Consiglio di Garanzia, infatti, nasce dopo il ricorso dell’amministrazione del Senato davanti alla sentenza di primo grado che aveva dato ragione ai circa 700 ricorsi presentati da ex senatori. In quella circostanza, infatti, la delibera era stata ritenuta illegittima tout-court e si era stabilito che gli ex parlamentari ricorrenti avevano diritto a riprendere l’intera fetta degli assegni d’oro. Perlomeno ora il Consiglio di Garanzia ha riconosciuto la legittimità del taglio. “La decisione di oggi stabilisce che la delibera M5S è corretta e che i vitalizi non potevano rimanere quella misura super privilegiata che abbiamo visto per decenni”, hanno dichiarato i senatori M5S.