La Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, pilastri della democrazia italiana, dovrebbero rappresentare l’apice del rispetto delle leggi e dei principi etici. Non va sempre così. Almeno a leggere il Fact Checking di Pagella Politica. I codici di condotta, ad esempio, introdotti rispettivamente nel 2016 e nel 2022 sembrano rimanere lettera morta, nonostante le precise regole e i richiami di trasparenza imposti.
L’introduzione dei codici di condotta: una promessa mancata
Nel 2016, sotto la presidenza di Laura Boldrini, è stato introdotto il codice di condotta della Camera dei Deputati. Si legge che i deputati devono agire con disciplina e onore, senza ottenere vantaggi finanziari. Include l’obbligo di dichiarare il proprio patrimonio entro tre mesi dall’elezione e di presentare un documento con eventuali incarichi privati entro 30 giorni. Peccato che la forma spesso illeggibile di queste dichiarazioni, scritte a mano e scansionate in formato Pdf, renda la trasparenza un miraggio.
Il Senato, dal canto suo, ha approvato il proprio codice di condotta solo nel 2022, sotto la presidenza di Maria Elisabetta Alberti Casellati. Le regole imposte sono simili a quelle della Camera, ma vi è ancora meno chiarezza sulla soglia dei doni accettabili, che rimangono a discrezione dei singoli senatori.
Un esempio? L’obbligo di non accettare regali superiori ai 250 euro, che, nel caso della Camera, è limitato solo all’esercizio delle funzioni parlamentari, depotenziando la norma stessa. Per quanto riguarda le spese sostenute da terzi per viaggi e soggiorni, la Camera non ha mai stabilito linee guida chiare, nonostante le ripetute richieste del Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa).
Il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, istituito per vigilare sull’applicazione del codice, ha avviato discussioni sulle linee guida solo nel 2018. Tuttavia, i cambi di governo e maggioranza hanno continuamente interrotto il processo. Nel 2022, sotto la guida di Luca Pastorino, fu presentata una proposta che rimane in sospeso. Solo nel 2023, con Riccardo Zucconi alla presidenza, si è ripresa la discussione basandosi sulla proposta Pastorino, che prevede la pubblicazione delle spese per viaggi e soggiorni superiori a 250 euro.
Il codice di condotta del Senato, al contrario di quello della Camera, dovrebbe essere vincolante e prevede sanzioni fino a dieci giorni di sospensione dai lavori per chi non lo rispetta. Peccato che non ci sia il comitato di controllo dedicato e le decisioni sulle sanzioni spettino al Consiglio di Presidenza le cui deliberazioni non sono pubbliche.
Trasparenza e sanzioni: un’illusione condivisa
Alla Camera, su 630 deputati (400 dall’attuale legislatura), solo una parte minima ha presentato le dichiarazioni richieste nei tempi previsti. Al Senato, su 315 senatori (200 dalla legislatura in corso), l’adesione alle norme del codice è risultata ancora più bassa, come scrive Pagella Politica. Nel 2017, il Greco ha sottolineato la necessità di migliorare la trasparenza e la rendicontazione all’interno delle istituzioni parlamentari italiane. Tuttavia, a distanza di anni, molte delle raccomandazioni del gruppo non sono state ancora implementate. Tra queste, vi è l’obbligo di pubblicare online in modo chiaro e accessibile tutte le dichiarazioni patrimoniali e di interessi, nonché le spese sostenute da terzi.
Ma violare le regole non è pericoloso. La mancanza di conseguenze concrete per chi non rispetta il codice di condotta consente sonni tranquilli. Le rare volte che le sanzioni vengono applicate risultano inefficaci. Così si respira quel bel clima di impunità che mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel loro funzionamento. Nella Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica, pilastri della democrazia italiana, le regole sono flebili raccomandazioni.