Dalla Redazione
La tensione in Ucraina si alza ogni giorno di più. Dopo le minacce di Putin su una conquista di Kiev in sole due settimane la Nato ha drizzato le antenne e darà vita a una forza di reazione di 4.000 tra soldati e commandos pronti a essere schierati nel giro di 48 ore a difesa di qualsiasi Stato dell’Alleanza Atlantica. Il segretario generale Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato che si tratta di un’unità in grado di “viaggiare leggera ma di colpire pesantemente”, sostenuta da forze aeree e navali.
Questa super-unità non potrà essere utilizzata nell’immediato in Ucraina, che non è membro dell’Alleanza, ma rappresenterà un deterrente contro qualsiasi mira russa verso i Paesi baltici. Insomma, secondo la Nato, la minaccia neo imperialistica di Mosca esiste eccome. La Russia, da parte sua, non resterà con le mani in mano ed è pronta ad adottare contromisure idonee. “Tutto dimostra la volontà delle autorità degli Stati Uniti e della Nato di proseguire nella loro politica di deterioramento delle relazioni con la Russia” ha affermato Mikhail Popov, vicesegretario del Consiglio di sicurezza russo.
“Il fatto che le infrastrutture militari dei membri Nato si stiano avvicinando ai nostri confini e che si stiano ampliando rappresenterà una delle minacce per la Federazione russa”. A rendere il quadro bellico ancora più teso ci ha pensato il ministro della Difesa ucraino, Valeri Gheletei, che denuncia “aspri scontri” con truppe russe a Est ed evoca una “grande guerra mai vista dall’Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale”.
UCRAINA LA GUERRA CONTINUA. E LA RUSSIA MOSTRA I MUSCOLI
Di Marcello Di Napoli
In Ucraina si continua a combattere. Dopo aver preso la città di Novoazovsk, strategica area industriale sul mar d’Azov, la Russia ha schiacciato l’esercito ucraino a Donetsk e nell’aeroporto di Lugansk, roccaforte ribelle e città-chiave. Non sono mancate le nuove polemiche del presidente ucraino, Petro Poroshenko, che è tornato ad accusare Mosca di un’aggressione che ha alterato platealmente l’equilibrio delle forze in campo. Parallelamente lo stesso Poroshenko si accingerebbe a cambiare i vertici dell’esercito, sonoramente sconfitto da milizie che, per quanto ben armate da Mosca, la scorsa settimana hanno inflitto alle truppe regolari la peggiore lezione di tutta la guerra.
Doppio gioco
Intanto quando Putin ostentava tutti i suoi muscoli sostenendo di poter conquistare Kiev in due settimane, il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov, ieri ha corretto il tiro del premier russo assicurando che non ci sarà un intervento militare russo e ha augurato che i negoziati sulla crisi che si sono tenuti a Minsk con i rappresentanti di Ucraina, Russia, Osce e la partecipazione dei separatisti filorussi portino a un cessate il fuoco “immediato e senza condizioni”. Intanto la crisi ucraina è al centro dell’attenzione dell’Ue che potrebbe varare nei prossimi giorni nuove misure contro Mosca. Lo ha sottolineato anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel: “siamo uniti sul fatto che non ci sarà una soluzione militare del conflitto” ha detto parlando al Parlamento tedesco citando la preparazione di “nuove sostanziali sanzioni”. Per la Merkel, quello in Ucraina non è un conflitto interno, ma con Mosca. Alla notizia che l’Ue ha messo in cantiere nuove sanzioni, il presidente russo Putin ha minacciato: “mi auguro che prevalga il buon senso, mi auguro che lavoreremo insieme normalmente e che noi e i nostri partner non ci danneggeremo colpendoci l’un l’altro.
L’incubo del passato
E nessuno si scorda quel settembre del 1939 quando la Germania nazista invase la Polonia. Da lì, lo scoppio della seconda guerra mondiale. Non se lo è scordato neanche il premier polacco Donald Tusck, appena designato come prossimo presidente del Consiglio dell’Ue, che ha evocato il pericolo che si ripeta un altro settembre 1939. Tusk ha così tracciato quello che ha definito “un inquietante” parallelo tra l’offensiva nazista in Polonia e Cecoslovacchia, che fu giustificata con la necessità di proteggere le minoranze tedesche nei due Paesi, e l’annessione della Crimea e l’appoggio ai ribelli filo-russi dell’est dell’Ucraina da parte di Mosca. Ecco perchè, come ha ribadito Federica Mogherini, appena nominata nuova Lady Pesc, l’unica strada resta la diplomazia.
Le vittime
Intanto la guerra continua a causare morti e feriti. Nella giornata di ieri sono state 7 le vittime nell’esercito ucraino con 25 feriti. Sono 230 mila gli sfollati costretti ad abbandonare le loro case nelle regioni di Donetsk e Lugansk. 4.725 persone hanno dovuto lasciare le loro case nella zona dei combattimenti tra le forze militari ucraine e le milizie dei ribelli sostenute dalle truppe russe. Lo stesso rapporto riferisce che più di 17 mila persone hanno abbandonato la Crimea dopo l’annessione russa della penisola del 21 marzo scorso.