È suonata la prima campanella ma non si può dire che il ritorno a scuola per 7.576.240 alunni divisi in 366.310 classi sia stato un successo. Perché se da un lato il ministro Patrizio Bianchi punta tutto su un ritorno alla normalità prepandemica e quindi senza mascherina, dall’altro lato come ogni nuovo anno scolastico si ripropone il tema della carenza degli insegnanti.
È suonata la prima campanella ma non si può dire che il ritorno a scuola per oltre 7,5 milioni di alunni sia stato un successo
Certo, l’intenzione del governo – come scritto nel vademecum trasmesso ai dirigenti scolastici da viale Trastevere – è quella di garantire la frequenza in presenza e prevedere il minimo impatto delle misure di mitigazione sulle attività scolastiche.
La mancanza degli insegnanti non è un tema da poco. Ma Bianchi sembra molto sereno
Ma la mancanza degli insegnanti non è un tema da poco. Bianchi sull’argomento sembra molto sereno: “Cominceremo un anno scolastico in cui non mancano i docenti” ha annunciato aggiungendo che “abbiamo mantenuto il numero che avevamo prima del Covid”.
I sindacati accusano che 50mila supplenti sono ancora da nominare a causa di ritardi degli uffici scolastici territoriali
Secondo il Ministro sono 801mila gli insegnanti e 650mila a tempo indeterminato. Ma a smentirlo arrivano in primis le organizzazioni sindacali: 50mila supplenti sono ancora da nominare a causa di ritardi degli uffici scolastici territoriali, di errori dell’algoritmo, di graduatorie terminate. Bianchi dal canto suo ha affermato di fare “la verifica con tutti gli uffici scolastici regionali: noi abbiamo anticipato moltissimo tutte le procedure, sia di chiamate in ruolo che quelli aggiuntivi”.
Ma i sindacati evidenziano una situazione ben diversa: su 94mila posti autorizzati risultano coperti a mala pena il 40 per cento, dunque anche quest’anno bisognerà ricorrere a circa 50mila supplenze di durata fino al 31 agosto e almeno 150mila di durata fino al 30 giugno che sono un dato ormai storico.
Numeri confermati anche dall’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) che rincara la dose: “Non ci sono gli insegnanti di sostegno: uno su due manca; 91mila sono precari su posti in deroga; non ci sono 20mila docenti che hanno partecipato all’ultimo concorso straordinario e sono stati esclusi dalle graduatorie finali per l’assenza di posti autorizzati; non ci saranno i 40mila dell’organico Covid che ha fatto funzionare le attività negli ultimi due anni”.
Anche sugli insegnanti di sostegno la questione è preoccupante perché il ministero non ha ancora annunciato i numeri ufficiali dei docenti specializzati sul sostegno che saranno in aula, a fronte di più di 290mila alunni con disabilità (la maggior parte in Lombardia 50.353; Campania 31.659; Sicilia 29.744 e Lazio 29.707).
La primaria è la scuola che registra il più alto numero di ragazzi certificati (110.060), 84.003 sono alle superiori, 76.475 alle medie e infine 19.551 all’infanzia. Certo è che nonostante il rientro senza mascherina il tema Covid non è del tutto superato. Intanto alla primaria e alle secondarie per gli alunni con fragilità è previsto l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie e strategie personalizzate in base al profilo di rischio.
All’ingresso della scuola non si misurerà più la febbre, è vero, ma la permanenza a scuola degli alunni non è consentita con la temperatura oltre i 37,5° e sintomi simili al Covid, cioè influenzali. Sarà ancora valida la regola di aprire le finestre per favorire il ricambio dell’aria e il timore di una nuova ondata è dietro l’angolo, esattamente con l’arrivo dell’autunno. Così le persone risultate positive al test diagnostico per Sars-CoV-2 saranno sottoposte alla misura dell’isolamento.
Per il rientro a scuola sarà necessario l’esito negativo del test (molecolare o antigenico) al termine dell’isolamento. Possiamo dire addio, invece, alla didattica a distanza. Chi sarà positivo al Covid non seguirà le lezioni da casa come negli anni precedenti.