Di Maurizio Grosso
Il fidato collaboratore finisce per inguaiare Roberto Maroni. Tra le prove ci sarebbero numerose telefonate. Fanno parte del fascicolo che riguarda l’iscrizione nel registro degli indagati del governatore della Lombardia per induzione indebita. Telefonate fatte non da lui direttamente, ma dal capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello, indagato insieme al suo capo per gli stessi reati. Gli inquirenti della Procura di Busto Arsizio sostengono che quelle conversazioni contengano pressioni esercitate (da Ciriello per conto di Maroni) sui funzionari di Expo 2015 spa e di Eupolis affinché assumessero due persone vicine al governatore: Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio. Tutte e due lavoravano al Viminale quando Maroni era ministro degli Interni. Da quanto filtra, inoltre, il contratto di collaborazione con Expo assegnato a Paturzo riporta come data di inizio il 21 novembre del 2013 (durata due anni). Più o meno nello stesso periodo anche l’altra ex collaboratrice di Maroni, Carluccio, avrebbe ottenuto il contratto da Eupolis. Gli investigatori, coordinati dal procuratore Eugenio Fusco e dal pm Pasquale Addesso, stanno facendo una serie di verifiche per capire se le due donne esercitassero effettivamente le prestazioni indicate nei contratti.
Lo scenario
Dopo le perquisizioni di due giorni fa negli uffici della Regione a Roma e a Milano, gli investigatori ora stanno procedendo con gli interrogatori: Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015 è già stato sentito in qualità di testimone. Invece il primo dei due indagati, Ciriello, ha fatto sapere che non si sarebbe presentato in Procura. Maroni, dal canto suo, ha detto di essere pronto a chiarire tutto davanti ai pm. Intanto però il suo avvocato, Domenico Aiello, ha depositato un’istanza di incompetenza territoriale. Tra l’altro, come rivelato dal ilFattoquotidiano.it, il documento che due giorni fa è stato consegnato al governatore lombardo porta in calce lo stesso numero di fascicolo (3856/12) dell’ordinanza con cui il gip di Busto Arsizio il 13 febbraio scorso ha disposto la custodia in carcere per l’avvocato inglese James Christian Michel (attualmente catturando) coinvolto nella tranche dell’inchiesta Finmeccanica nata dall’ipotesi di mazzette ai partiti e in particolare alla Lega Nord. Una storia che si pensava abbandonata ma che l’avviso di garanzia di due giorni fa ha riportato d’attualità. Ad oggi c’è un dato certo: indagando sul finanziamento illecito, i magistrati arrivano alla concussione. Bisogna partire dai contratti. Quello della Carluccio, moglie dell’ex manager Atac Gioacchino Gabbuti, è addirittura costruito ad hoc con tanto di cifra calcolata per venire incontro alle esigenze fiscali della signora. Di questo sono certi gli investigatori che parlano di “una vera e propria gara per l’assunzione con tanto di specifica di titoli”. Mara Carluccio, che nel suo curriculum non annovera una laurea, entra in Eupolis (società di ricerca della Regione) e lo fa lasciando sul posto tutte quelle persone che, iscritte all’albo della società, erano maggiormente titolate.
Il fascicolo
Torniamo, allora, a quel numero di fascicolo che unisce le raccomandazioni di Maroni alle tangenti Finmeccanica. La procura parte da qui, ha rivelato ancora IlFattoquotidiano.it, mettendo in fila intercettazioni e interrogatori, tra cui quelli dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. C’è la concussione, ma sullo sfondo resta l’ombra di una maxi-mazzetta e il nome dell’avvocato James Michel. Tanto che dalle 80 pagine di ordinanza firmate dal giudice Luca Labianca, emerge il ruolo del legale nella vendita di 12 elicotteri Agusta all’India. Ruolo, ragiona il gip, imposto dall’ex ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi per il quale il pm ha chiesto 6 anni di galera.