di Gaetano Pedullà
Può esistere un Movimento 5 Stelle senza Grillo? La domanda non è molto diversa da quest’altra: può esistere un Pdl senza Silvio Berlusconi? La risposta è no (chiedere a Gianfranco Fini o ripassate i risultati delle ultime amministrative). È la sorte dei partiti carismatici, dove il leader è il partito. Le critiche mosse ieri all’ex comico dalla sua senatrice Adele Gambaro per questo non affonderanno i Cinque Stelle. Ma non c’è dubbio che faranno male. Un po’ per la reazione scomposta del leader, sempre più allergico a un confronto con i parlamentari che proprio lui ha fatto eleggere. Un po’ perché rischiano di aprire una diaspora dentro al partito. Bersani ci aveva sperato. I tempi non erano maturi e francamente ci aspettavamo un tempo più lungo prima di vedere qualche transfuga. D’altra parte chi avrebbe immaginato che lo tsunami grillino si sarebbe trasformato in bonaccia in così poche settimane? Il dato che arriva dal laboratorio Sicilia è emblematico. E non c’è partito dove una flessione dal 30 a meno del 5% non susciterebbe critiche.
Il partito che non scende a patti con il sistema, anche a costo di spianare la strada alla conservazione dell’antico (dal Napolitano bis al governo dell’inciucio) ha deluso i suoi elettori. La protesta incanalata nel movimento si è riversata nell’astensionismo. Quella straordinaria mobilitazione, che di buono ha posto la questione del gigantesco finanziamento pubblico alla politica e per ora non molto altro, rischia così di aver “ballato solo un’estate”. Se a questo aggiungiamo che i parlamentari sono generalmente pasticcioni, integralisti, non abituati alle stanze del potere, ecco che la frittata è fatta. Prendere atto di questi problemi non è dunque un attacco al movimento, ma un contributo a non disperdere il consenso dato da milioni di italiani. Grillo e i suoi possono fare ancora molto per cambiare le istituzioni e il Paese. Disperdere questa occasione, questo sì che è tradimento.