“I numeri parlano chiaro: Ursula von der Leyen è stata eletta presidente della Commissione grazie ai nostri voti, che sono stati determinanti, mentre la maggioranza cui si era affidata si è dimostrata inaffidabile”. Numeri alla mano, impossibile dar torto all’eurodeputata M5S Laura Ferrara. Che, tuttavia, non rinuncia a un avvertimento esplicito: “La fiducia che il Movimento ha concesso non è al buio, ma dovrà essere conquistata sul campo di volta in volta”.
Secondo alcuni, però, quello del Movimento è stato un voto “europeista”…
Guardi, ci siamo confrontati a lungo e abbiamo deciso di sostenere la von der Leyen. E la ragione è molto semplice: ha nel suo programma molti obiettivi del programma del Movimento. Anche nell’intervento di ieri ha insistito sul salario minimo, sull’Europa verde, sulla necessità di un nuovo patto sulla migrazione rivedendo il Trattato di Dublino, senza dimenticare una legge che affidi maggior potere al Parlamento europeo e dunque alla popolazione europea.
Dunque nulla di strano nel voto di ieri?
Assolutamente no. Se ci si riflette bene, sarebbe stato un controsenso non votarla piuttosto che il contrario.
Però è quantomeno singolare che i 5 Stelle abbiano votato come Pd e FI…
L’importante è che il Movimento faccia il Movimento e pensi a sé. Come votano gli altri non è un nostro problema.
Anche se gli “altri” in questione sono leghisti?
Il voto della Lega poco conta. L’importante è che noi restiamo coerenti.
Non crede che ora sia molto difficile per la Lega rivendicare un commissario dopo aver votato contro la presidente della futura Commissione?
Beh, in effetti… Diciamo che sono dinamiche che riguardano la Lega, bisognerebbe chiedere. Viene da pensare che forse preventivamente la Lega si è mossa per avere un determinato spazio in Commissione e nel momento in cui non ha ottenuto quel che avrebbe voluto, ha deciso di votare contro la presidente della Commissione. Certo è che ora si mettono in una situazione difficile.
Tornando alla von der Leyen: ieri avete chiarito che la fiducia non sarà al buio. In che senso?
Non è una delega in bianco. E confermiamo il fatto che si continuerà a monitorare il lavoro di modo che la von der Leyen e la Commissione tutta mantengano gli impegni presi. Pretenderemo che alle parole seguano i fatti. A cominciare dal salario minimo, dall’Europa verde e dalla questione relativa ai migranti.
Come vede il futuro della Commissione e della sua presidente, considerando i risicati nove voti di scarto?
è un fatto che noi siamo stati indispensabile. Per il resto, la von der Leyen evidentemente non c’è stata. Questo significa che dovrà faticare un po’ e guadagnarsi la fiducia di tutti, di modo da tenere insieme tutte le varie componenti.
Anche su un tema delicato com’è quello dei migranti. Due giorni fa lei ha plaudito alle proposte messe in campo da Moavero sulla redistribuzione dei migranti. C’è margine per cambiare passo sui flussi?
Mi auguro che ci sia, per instaurare un discorso serio. Il problema dei flussi è un problema annoso che non ha mai trovato una soluzione. Ma è d’obbligo trovarla, sia facendo leva su un discorso di “convenienza” per tutti, con una gestione regolamentare e regolamentata; sia facendo leva sull’esigenza che si mantengano buoni rapporti, anche economici, tra tutti i Paesi dell’Eurozona.
Lei ha proposto che per la redistribuzione si tenga conto di tre fattori: PIl, popolazione, tasso di dosoccupazione.
Sono proposte di buon senso, che avevamo già presentato come emendamenti alla riforma diel Trattato di Dublino. Credo che sia doveroso valutare la capacità reale di accoglienza di ogni Paese europeo. E questo perché, una volta assicurato il riconoscimento della protezione internazionale, scatta il discorso dell’inclusione sociale, che può avvenire solo c’è reale margine. Se si pone la questione in questi termini, a mio avviso la proposta può trovare accoglimento anche da parte dei Paesi dell’Est, i più refrattari all’accoglienza, perché non significa imporre un’accoglienza illogica, ma si tratta di tenere in considerazione le capacità dei singoli Paesi in maniera oggettiva e reale.
Pochi giorni fa ha detto che la situazione si trova con proposte serie e non con post su Facebook. Critica a Salvini?
A lui e a tutte quelle persone che giocano a spararle sui social senza poi di fatto elaborare una proposta seria e concreta. Per me è più un esempio il premier Conte, che non si perde in post ma cerca di trovare soluzioni concrete andando al sodo con soluzioni in accordo con altri Paesi. Su una questione così delicata e così divisiva, bisogna avere maggiore competenza e serietà.