Ci sono anche casi in cui i Caf hanno trasmesso un cinque per mille diverso rispetto a quello espresso dai contribuenti. In altri casi, invece, sono state esercitate pressioni nella scelta dell’ente beneficiario, magari pubblicizzando questa o quella associazione o, ancora, decidendo direttamente al posto degli stessi cittadini. E, nel frattempo, non c’è pericolo che arrivino sanzioni nei confronti di chi ha sbagliato. Il mondo che si nasconde dietro il cinque per mille non è così etico come dovrebbe. Perché quel che troppo spesso si riscontra è, testuale, una “infedele trasmissione” delle scelte operate dai contribuenti. Punti, questi, che rappresentano un “grave vulnus all’istituto”, specie se si pensa che ciò che contraddistingue il 5 per mille è proprio la libertà di decisione del singolo contribuente. Ad avanzare questi rilievi è la Corte dei conti, che in una relazione appena pubblicata ha valutato l’audit dell’Agenzie delle Entrate e ha passato al setaccio l’attività dei Caf (Centri di Assistenza Fiscale), le organizzazioni che supportano lavoratori e pensionati in vari adempimenti fiscali, e che fanno capo a organizzazioni sindacali o a istituti di patronato.
Monte di irregolarità – Gli anni presi in esame sono il 2014 e il 2015. Partiamo dal 2014. “Dalle 73 verifiche – scrivono i magistrati – il numero d’interventi in cui è stata rilevata un’attività per promuovere una scelta risulta di 22”. Ciò ha coinciso con “una quasi totale presenza di scelte a favore di enti collegati ai Caf ”. Tanto per capirci: le dichiarazioni controllate sono state 8.502, le scelte a favore di enti collegati sono state 3.559. Il 41,80% del totale. Ovviamente, spiega la Corte, il processo d’interferenza può seguire strategie diverse: in un Caf di Rovigo, per dire, la scelta dell’associazione era già stata inserita, tanto che nel caso in cui i contribuenti avessero voluto esprimere una diversa preferenza, avrebbero dovuto procedere alla cancellazione sul modello cartaceo del codice fiscale. E forse non è un caso che la maggior parte delle entrate dei beneficiari provenga proprio dai Caf collegati. Un esempio? Nel 2013 le scelte a favore dell’Acli sono state 248.847; il 97% (241.840) arrivava proprio dal suo Caf.
Il caso dell’Ateneo – Nel 2015, ancora, sono state controllate in 146 interventi 12.500 scelte dei contribuenti presso Caf di ogni tipo, da quello Cisl alla Cisal, fino alla Coldiretti. Le irregolarità risultano essere sempre le stesse: sono stati ad esempio rivelati “numerosi casi di mancata conservazione delle schede” così – si teme – da eludere i controlli stessi; molto spesso è stato rinvenuto materiale pubblicitario e, addirittura, è stata “rilevata l’esistenza di direttive e indicazioni da parte delle strutture centrali dei Caf per promuovere le associazioni collegate”. Emblematico il caso dei Caf Cisl: sono sparite le schede delle scelte dei contribuenti a Lecce (98 casi), Bari (79), Livorno (4), Firenze (6), Frosinone (4) e Rieti (8). Ma non è tutto. Tra i casi documentati, infatti, spunta quello dell’Università telematica Pegaso: sarebbe stata accertata una nota interna presso alcune sedi Cisal con l’invio di un volantino per pubblicizzare l’ateneo per la destinazione del 5 per mille. Presso altre dieci sedi c’erano calendari, penne e cartelline che sponsorizzavano, ancora una volta, la Pegaso. In un’altra sede era lo stesso responsabile che suggeriva questa scelta ai contribuenti. Risultato: “Il 96% delle dichiarazioni trasmesse da quella sede hanno riportato come beneficiario tale università”.
Tutti felici e contenti – Una situazione, dunque, tutt’altro che secondaria, vista la mole di irregolarità riscontrate dalla Corte dei conti. Ma c’è di più. “L’Agenzia delle Entrate – scrivono i magistrati contabili nelle valutazioni conclusive ha comunicato che i verbali con le contestazioni ‘sono stati trasmessi all’ufficio competente all’irrogazione delle eventuali sanzioni’”. Bene. Chi sbaglia è giusto che paghi. Peccato pero che nell’adunanza del 28 giugno i rappresentanti dell’Agenzia hanno precisato che “ad oggi non è si è ancora preceduto in tal senso”. Insomma, promesse in fumo. Nessuna segnalazione e, dunque, nessuna sanzione per chi ha sbagliato. Eppure sono riscontrabili violazioni di norme, spiega la Corte, sia nella trasmissione di scelte difformi dalla volontà dei contribuenti, sia nella mancata conservazione delle schede. Non è un caso che l’Agenzia ha anche dichiarato in passato l’intenzione di segnalare i fatti alla Procura. Sarà stato fatto? Sempre nel corso dell’adunanza del 28 giugno è stato comunicato che “l’Agenzia ha soprasseduto su tale possibilità”.