Ora l’Isis minaccia pure Twitter. Dopo aver intimidito mezza Europa, in un appello diffuso sul web lo Stato Islamico ha esortato tutti i jihadisti nel mondo ad uccidere i dipendenti ed il fondatore del social network di microblogging per punirli di aver cancellato molti dei profili usati dai seguaci del sedicente Califfo Abu Bakr al Baghdadi.
LA MINACCIA
“La vostra guerra virtuale contro di noi ora provocherà una guerra reale contro di voi” si leggeva in un post in arabo diretto al fondatore di Twitter Jack Dorsey in cui appare la sua foto con al centro il disegno del mirino in rosso di un fucile di precisione. Non è la prima volta che i nomi importanti dei social finiscono sotto tiro. Anche il ceo di Facebook Mark Zuckerberg dopo il post di solidarietà a Charlie Hebdo aveva ricevuto la sua dose di minacce. Twitter ha replicato alle intimidazioni, affermando che sta collaborando con le autorità per verificare l’autenticità del messaggio. “La nostra squadra di sicurezza sta indagando sull’autenticità di queste minacce con le agenzie di sicurezza pertinenti”, hanno dichiarato dal social media alla Cnbc. Il messaggio, di cui è ancora in fase di verifica la provenienza e l’attendibilità, proseguiva inneggiando ancora all’uccisione di Dorsey e di tutti coloro che lavorano per Twitter: “Avete iniziato una guerra destinata a fallire. Vi avevamo detto dall’inizio che questa non era la vostra guerra ma non ci avete ascoltato e avete continuato a chiudere i nostri account su Twitter”. Il post andava avanti: “Hey Jack (Dorsey) come proteggerai i tuoi dipendenti quando i loro colli (minaccia di decapitazione come ha fatto il famigerato boia originario del kuwait ma cresciuto a Londra, Jihadi John, al secoldo Mohamed Emwazi, con gli ostaggi occidentali) diventeranno un obiettivo ufficiale per i soldati del califfato…cosa dirai alle loro famiglie?”.
LA RICONQUISTA
Intanto, l’esercito iracheno, appoggiato da combattenti sciiti e sunniti, ha dato il via ad una operazione per riconquistare la città natale di Saddam Hussein, Tikrit, in mano all’ Isis. In campo anche unità aeree e di artiglieria. Due giorni fa era stato il premier iracheno Haidar al-Abadi ad annunciare l’avvio dell’offensiva nella provincia di Salaheddin, dove si trovano le città di Tikrit e Samarra, indicando come “priorità delle forze armate e di tutte le forze che partecipano all’operazione” la tutela dei civili. Sui social media ha invitato “alla massima cura nella protezione delle vite dei civili”.