Se non è una figuraccia, poco ci manca. “Alla fine, al dì là delle chiacchere, abbiamo detto tutti la stessa cosa, no?”. In un fuorionda, pubblicato dall’Ansa, a margine della conferenza sul clima della Youth4Climate (leggi l’articolo), che si è aperta ieri mattina a Milano, il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha cercato evidentemente di capire come fosse andato l’incontro con Greta Thunberg e gli altri giovani attivisti. E lo ha fatto confrontandosi con un suo collaboratore, che lo ha rasserenato prontamente: “No, no, ma infatti”.
“Cioè – ha allora continuato il ministro, promuovendo il suo intervento – io alla fine ho cambiato tutto quello che avevo scritto. I Carbon offset (sistema di compensazione delle emissioni C02, ndr) non c’entrano un ca**zo”. La discussione, però, non si è chiusa lì. Poi, confrontando quanto detto dalla giovane attivista svedese, appena diciottenne, arrivata all’incontro con poche aspettative, il collaboratore ha insistito e rilanciato: “Lei (Greta, ndr) è stata addirittura meno concreta. Neanche una risposta sul fatto di dire, facciamo proposte – ha continuato parlando con Cingolani – cioè, una proposta, no?”.
Insomma, meglio Cingolani che Greta. Bella sfida, non c’è che dire. E il ministro della Transizione, è tornato quindi nuovamente “a promuoversi”, e ha ribattuto: “Sì, sì, così va bene secondo me. Siamo allineati, ognuno ha il suo linguaggio, no?”. Per poi concludere: “Non c’è Greta che tenga”. Al termine dell’incontro Cingolani, parlando con i giornalisti, aveva commentato l’attacco di Greta Thunberg alla politica. “Lo avevo detto in termini un po’ diversi – aveva spiegato – dicendo che è impossibile separare il cambiamento climatico dalle disuguaglianze globali”. Quindi aveva sottolineato: “Al di là dei modi di esprimersi diversi, legati anche a fattori generazionali sono state dette le stesse cose”.
L’INTERVENTO DELLA SVEDESE. Nel suo intervento, invece, Greta ha sottolineato che sul clima i politici di tutto il mondo fanno solo bla bla bla, che la lotta alla crisi climatica è legata alla lotta per la giustizia sociale, e che la speranza viene dall’azione della gente. “Possiamo invertire questa tendenza, ma serviranno soluzioni drastiche – ha incalzato Greta – E se non abbiamo soluzioni fornite, vuol dire che dovremo cambiare noi. Non possiamo più permettere al potere di decidere cosa sia la speranza. La speranza non è un qualcosa di passivo. La speranza vuol dire la verità, vuol dire agire. E la speranza viene sempre dalla gente. Noi vogliamo giustizia climatica, e la vogliamo ora”.
Per Greta, dunque, la crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che nasce dal colonialismo. Un concetto che ha visto d’accordo tra gli altri anche Cingolani: “Il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali vanno trattati insieme – ha detto – Mi auguro che alla Cop26 i Paesi avanzati riescano a convergere su un meccanismo di aiuto”. Che ha lanciato anche un’idea accolta da applausi: “Un esperimento di ‘governo dei giovani’ sul cambiamento climatico sarà inserito nel programma della Cop26. Un esperimento di ‘governo del futuro’”. Sperando che non ci siano altri fuorionda a rivonare tutto e a far credere a più di qualcuno che siano solo frasi opportunistiche.