Chi l’avrebbe mai detto: a sbirciare nella lunga lista dei beneficiari del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) troviamo di tutto. Accanto alle Fondazioni lirico-sinfoniche, alle compagnie di teatro e di danza e alle produzioni cinematografiche, infatti, spuntano qua e là parrocchie, enti focopia, fondazioni di ogni tipo e finanche sindacati. Insomma, un pout-pourri davvero curioso. Ma partiamo da principio. Secondo quanto si evince dalla relazione appena presentata dal ministero guidato da Dario Franceschini al Parlamento e visionata da La Notizia, nel 2016 sono stati assegnati 406,86 milioni di euro, in linea con l’anno precedente (si registra un + 0.15%). A godere della fetta più abbondante, manco a dirlo, le Fondazioni lirico-sinfoniche che, nonostante continuino a collezionare bilanci in rosso e amministrazioni commissariate, ricevono non pochi fondi pubblici. In totale le 14 Fondazioni assorbono oltre il 44% del piatto complessivo. In soldoni, parliamo di 182 milioni di euro. Le fette più abbondanti vanno alla Scala di Milano (29 milioni) e al Teatro dell’Opera di Roma (18 milioni). Via via tutti gli altri.
Stanziamenti necessari, certo, visto il costo di strutture importanti come i teatri lirici. Eppure, nel fantastico mondo del Fus, c’è chi ha dovuto stringere la cinghia. A cominciare dal teatro e dalla danza. Basti pensare alle tournéé all’estero per i nostri spettacoli, per cui il Miur ha stanziato soltanto 89mila euro nel 2016. Nettamente tagliato anche il campo della danza: quasi dieci milioni in meno rispetto agli anni precedenti. Altro capitolo abbondantemente “limato”, quello delle opere cinematografiche: dagli 83 milioni del 2014 siamo passati ai 77 del 2016. Non mancano, però, i finanziamenti ai film col classico contributo di “riconoscimento di interesse culturale”. Peccato, però, che poi accanto a opere di indubbio valore culturale, troviamo, per dire, anche Smetto quando voglio Reloaded e Revolution: i due film hanno ricevuto in totale un contributo di 700mila euro. Nulla da togliere al film. Ci si chiede solo se sia legittimo premiarlo perché di “interesse culturale”.
Avanti il prossimo – Ma c’è un altro particolare che emerge dalla lunga relazione ministeriale. A godere dei fondi troviamo, infatti, chiunque. Per dire: desta perlomeno qualche piccola curiosità che l’Istituto Luigi Sturzo abbia ricevuto nel 2016 25mila euro come contributo per la “promozione delle attività cinematografiche in Italia”. Ma non stupisce, considerando che tra gli altri troviamo anche il “Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani (170mila euro) che, si badi bene, è ben altra cosa dal “Sindacato nazionale critici cinematografici italiani” che, nel frattempo, ha ricevuto altri 95mila euro. Quello che pare, in effetti, è che nascano enti e associazioni spesso fotocopia solo per godere di fondi ad hoc. E così, ad esempio, a prendere soldi pubblici l’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), l’Ancef (Associazione Nazionale Creativi e Filmmaker), l’Istituto Nazionale Autori Cinematografici che, ci mancherebbe, è ben altra cosa dall’Associazione Culturale Giornate degli Autori.
Tw: @CarmineGazzanni