Mattarella ha pronunciato la parola che per qualcuno dalle parti del governo è indigesta praticamente impronunciabile: antifascisti. Il Presidente della Repubblica lo fa a Cuneo parlando delle montagne dove caddero i partigiani. La Costituzione, dice Mattarella, “frutto del 25 aprile” che “è la festa dell’identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”.
“Ora e sempre Resistenza”. Chissà se il presidente del Senato avrà trovato un minuto per rileggersi il discordo di Mattarella
Perché “è dalla Resistenza che viene la spinta a compiere le scelte definitive», il coraggio di rigettare «le ambiguità che avevano permesso lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo”. È nella Cuneo “dei 12mila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle 2.600 vittime delle stragi nazifasciste” che “la Repubblica oggi celebra le sue radici”, dice.
Mattarella ha anche ripassato “le parole ingannevoli” del fascismo, che spesso sentiamo risuonare ancora oggi: “Dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali, che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri“.
Ed è in questo senso che ha aggiunto: “La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale. Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti”. Mattarella parla della “tirannia mussoliniana» e della «nefanda oppressione tedesca e fascista”, dei sacerdoti fatti a pezzi e dei civili bruciati vivi. E della Costituzione che fu «la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo”: “Chiediamoci dove e come saremmo, se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!”.
E chiude con un motto: “ora e sempre Resistenza”. In prima fila ad ascoltarlo c’erano i ministri Guido Crosetto, Daniela Santanché e Roberto Calderoli. Chissà se hanno capito. Chissà se il presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa, avrà trovato un minuto per rileggersi il discordo di Mattarella. Ora e sempre.