Passano al contrattacco e mettono in campo l’artiglieria pesante. Le truppe renziane fanno la faccia cattiva sul dossier giustizia. “Se ci sarà la richiesta di un voto di fiducia sul governo, Iv rilancerà sulla mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede. La mozione verrà presentata al Senato” e “a quel punto – concludono dal partito di Matteo Renzi – il ministro sarebbe costretto a dimettersi”. A Palazzo Madama, com’è noto, l’ex segretario dem è determinante. Dopo aver messo nel mirino lo stesso premier, il senatore fiorentino ora punta i cecchini sul Guardasigilli. “Noi non molliamo nemmeno di un centimetro – spiega Renzi ai suoi riuniti in tarda sera a Palazzo Giustiniani – dicono che io mi fermo per aspettare le nomine. Si vede che non mi conoscono”. E via social ribadisce: “Se c’è decreto o emendamento su prescrizione noi votiamo contro” per concludere con un “si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori” di salviniana memoria.
Pd, M5S e Leu hanno trovato l’intesa sul lodo Conte Bis, con il diverso regime per assolti e condannati, che ancora di fatto la prescrizione a due sentenze di condanna ma in caso di assoluzione, nel secondo grado di giudizio, riconosce un bonus. Lo schema previsto dai tre partiti di maggioranza prevedeva la presentazione di un emendamento al Milleproroghe per sospendere la Bonafede per circa un mese e intanto modificarla con la norma che prende il nome dal deputato di Leu. Contemporaneamente a Palazzo Chigi sarebbe arrivata la riforma del processo penale studiata per garantire tempi certi per ogni grado di giudizio. Ieri è arrivata la convocazione del prossimo Consiglio dei ministri: si terrà giovedì. Ma già da domenica i renziani hanno puntato i piedi. Che una riforma del genere possa passare attraverso il Milleproroghe è una vera e propria forzatura istituzionale, hanno dichiarato.
In perfetta sintonia col partito di Silvio Berlusconi che minaccia di rivolgersi al presidente della Repubblica, qualora l’emendamento, se presentato, venisse considerato ammissibile. Iv ha sempre detto di essere pronta per fermare la Bonafede a votare anche il testo Costa di FI che sarà il 24 in aula alla Camera. Eppure lo stesso senatore fiorentino, ieri, prima di sganciare la bomba su Bonafede, nella sua enews ammette che, secondo i sondaggi, “il 59% si dice favorevole alla cancellazione della prescrizione” ma considerando che “solo il 5% dichiara di conoscere l’argomento” riconosce “la tragedia e la commedia del nostro dibattito”. Peccato che mattatore dello spettacolo sia proprio lui. Le altre forze di maggioranza replicano a muso duro: “Se intendono aprire la crisi di governo lo si dica chiaramente”, dice il capo politico dei 5Stelle Vito Crimi. “Sfiduciare il ministro Bonafede significa sfiduciare l’intero governo”, sostengono il grillino Davide Crippa e il capo delegazione dem e ministro Dario Franceschini.
“Nessuno abusi del senso di responsabilità e della pazienza del Pd”, dichiara il ministro Francesco Boccia. “Se il governo andasse in crisi a causa della contrarietà di Iv al lodo Conte bis sarebbe da irresponsabili”, dice Nicola Fratoianni di Leu. “Votare contro la mediazione del governo sulla prescrizione significherebbe difendere la norma Bonafede”, ha dichiarato il dem Andrea Orlando rilevando le contraddizioni del comportamento renziano. “Rischiare una crisi, per alcuni dei nostri ex riformisti ora giustizialisti, è meglio che dare ragione a Iv”, è la replica di Renzi. Nel caso in cui non si fosse potuta percorrere la strada dell’emendamento, la maggioranza aveva previsto di inserire il lodo Conte bis nella riforma del processo penale o di affidarla a un percorso parlamentare. Ma la minaccia di Renzi ora rimette tutto in ballo.