Non c’è giorno che l’aspirante candidato sindaco di Roma – ma senza passare dalle primarie – manchi di esternare sullo scibile umano. Ieri, per dire, Carlo Calenda ha trovato il tempo di spaziare dal nodo del commissario alla Sanità in Calabria (“Stiamo virando sul fantascientifico”) al Recovery Fund (“Il vero problema… sarà quello di spenderle queste risorse”). Immancabile, ovviamente, la mitragliata quotidiana sulla Capitale che sogna di governare (“Roma… ha una performance peggiore del Paese che rappresenta e questo è un unicum a livello europeo. Tutti i servizi essenziali sono peggiorati molto negli ultimi anni”).
Ma come capita spesso ai twittatori compulsivi, posta che ti riposta, l’incidente è sempre in agguato. Capita così, a volte, che a forza di sparare nel mucchio, si finisca per spararla grossa. è successo, ad esempio, domenica scorsa. Quando il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, ha invitato l’Europa a “cancellare i debiti accumulati dai governi per fare fronte alla pandemia”, perché “non è accettabile che ricadano sui cittadini e sulle generazioni future”. Occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. “Diciamo che dovresti anche spiegare in che modo, David”, si affretta a replicare Calenda: “Perché se cancelli i debiti i creditori vanno a gambe all’aria…”. Ma il creditore in questione sarebbe la Bce. Difficile, davvero molto difficile, che vada a gambe all’aria.