Matteo Renzi può dormire sonni tranquilli. “Hillary Clinton è una grande amica dell’Italia e Donald Trump, che pure ha una visione diversa dalla candidata democratica, non ha alcun interesse ad attenuare l’intensità dei rapporti con un alleato importante qual è il nostro Paese”, dice a La Notizia Giulio Terzi di Sant’Agata, già ambasciatore negli Usa ed ex ministro degli Esteri del governo Monti.
Renzi si è schierato con la Clinton. Era impensabile un suo sostegno a Trump, per il quale tifa Salvini. Però…
Però la posizione assunta da Renzi, che ha detto pubblicamente di auspicare una vittoria della ex first lady, è una circostanza che definirei inusitata.
Ha commesso un errore?
Nessun governo europeo si è schierato pubblicamente a sostegno dell’uno o dell’altro candidato. Quella del premier è stata una mossa singolare e, credo, non necessaria. Il nostro Paese è un alleato strategico per gli Stati Uniti, dove vive una grandissima comunità italoamericana che non voterà in modo unanime.
Per Palazzo Chigi una vittoria della candidata democratica è comunque necessaria.
Hillary Clinton è una grandissima amica dell’Italia. Io stesso, quando nel 2012 mi sono recato negli Stati Uniti in qualità di ministro per inaugurare l’anno della cultura italiana negli Usa, ho potuto constatare la grande passione che l’ex segretario di Stato nutre per il nostro Paese. Sempre quando ero ministro, inoltre, ho avuto un rapporto molto collaborativo con lei, anche su casi specifici sui quali il suo sostegno è stato prezioso.
E se invece dovesse vincere Trump?
Credo che nessuno, compreso Trump, si sognerebbe di attenuare l’intensità dei rapporti con l’Italia. La candidatura del tycoon non piace a quella fetta di elettorato italoamericano storicamente repubblicano che non lo vede come espressione dell’establishment. La stessa, però, non voterà per la Clinton.
Lei come immagina un incontro Renzi-Trump?
Sarà un faccia a faccia diverso da quello che il premier ha avuto recentemente con Obama, perché la visione di Trump differisce sostanzialmente da quella del presidente uscente e della Clinton. Lui non è un sostenitore dell’alleanza atlantica e tende a limitare gli impegni internazionali dell’America, chiedendo agli alleati di difendersi da soli.
Per l’Italia non ci sarà nessuna conseguenza se dovesse vincere il repubblicano?
In realtà c’è un aspetto che, leggendo gli impegni che Trump vorrebbe realizzare nei primi cento giorni, mi ha incuriosito. Lui vuole dichiarare la Cina come un “manipolatore della moneta”. Il che vuol dire aprire una guerra commerciale con i cinesi di cui Italia e Ue potrebbero fare le spese.
Tw: @GiorgioVelardi