Non solo il tono della risposta da dare alla Commissione europea. Ma anche, e soprattutto, flat tax, pace fiscale e opere pubbliche. I tre cardini economici del programma leghista. Questi sono stati i punti all’ordine del giorno del vertice mattutino in Via XX Settembre tra il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e lo stato maggiore economico del Carroccio: insieme a Matteo Salvini, erano presenti anche Giancarlo Giorgetti, Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Un incontro “positivo e cordiale”, hanno detto gli stessi protagonisti al termine.
E il vicepremier l’ha confermato nel pomeriggio in conferenza stampa al Senato. A partire proprio dalla misura a cui la Lega tiene tanto: la flat tax, su cui “abbiamo definito i criteri di vantaggio sia per le famiglie che per le imprese. Il provvedimento sarà disponibile alla discussione parlamentare e mediatica”, ha detto lo stesso Salvini. Che, alla domanda sulle coperture, ha risposto: “abbiamo (insieme al ministro Tria, ndr) ben chiaro dove arrivare, dove prendere i soldi e quali soldi in più entreranno non solo nelle tasche delle famiglie e delle imprese, ma anche nelle tasche dello Stato. Sono convinto che i cosiddetti mercati, i signori dello spread, hanno solo da guadagnare da questo progetto che porterà l’Italia a crescere più dello zero virgola”.
Non poteva, peraltro, mancare la stoccata diretta ai “colleghi” del Movimento cinque stelle, che potrebbero alzare il muro sulla tassa piatta. “Vediamo cosa ne dice il M5s ma sarebbe giusto che fosse la proposta del Governo – ha spiegato non a caso Salvini – Sul caso Rixi sono usciti 37 parlamentari dei Cinque stelle richiamandomi al rispetto del contratto di governo. Bene. Sulla flat tax non usciamo in 37 della Lega perché per la Lega parliamo uno alla volta. Ma si deve applicare il contratto di Governo”, conclude. Ed è per questo motivo che la proposta sarà presentata – assicura ancora il vicepremier – già al prossimo Consiglio dei ministri. Con l’obiettivo, però, di inserirla a settembre nella prossima Manovra.
MINACCE VELATE. Ma i temi di discussione, ovviamente, sono stati diversi. Sui termini della pace fiscale, ad esempio, “verranno prorogati dalla fine di luglio perché contiamo di incassare alcune decine di miliardi di euro per liberare gli italiani dalla gabbia di Equitalia”. Ma la Lega ha insistito anche sulla crescita e sulla necessità di non aumentare Iva o qualsiasi altro tipo di tassa perché, “non ci sarà nessuna disponibilità dalla Lega”. E per crescere, invece, bisogna investire sulle opere pubbliche. A partire dall’eterna querelle sul Tav. Che va fatto, soprattutto se l’Unione europea si accollerà una parte maggiore di spesa.
“I nostri contatti con l’Europa ci dicono potenzialmente in arrivo altre buone notizie sugli investimenti e le grandi opere, la Tav è una di queste”, ha spiegato il vicepremier in conferenza stampa. Che poi si sbilancia: “Se, come pare, la quota di partecipazione di investimento dell’Ue dovesse aumentare fino al 55% dell’importo dell’intera opera, sarebbe evidente che qualsiasi ulteriore analisi costi/benefici dimostrerebbe che è vantaggioso completare un’opera fondamentale, come ha dimostrato anche il voto in Piemonte”.
Ragioni, queste, che sono state esposte anche al ministro Tria che, secondo il resoconto leghista, si sarebbe detto d’accordo. Il problema, però, non è la voce di un tecnico come il ministro dell’Economia, ma quella degli alleati di Governo che, come si sa, sono da sempre contrari all’opera. Ma, fa sapere Salvini tra le righe, la Lega non accetterà più nuovi “no”. E, anzi, aggiunge: “Io sono ottimista, penso che dai Cinque stelle arriveranno tanti sì”. Che, più che un augurio, sa di minaccia.