Un bel complimento al sindaco che ha fatto l’ordinanza per l’allerta maltempo in una trasmissione Rai. Niente di strano se a farglielo non fosse il suo consulente. Nell’era del Servizio pubblico di Giorgia Meloni premier, l’operato di un’Amministrazione comunale è giudicato positivamente e con grande enfasi da due giornalisti che, però, sono staffisti del sindaco di quella stessa amministrazione: il Comune di Napoli guidato da Gaetano Manfredi. è accaduto nella puntata della trasmissione La volta buona di Caterina Balivo dello scorso 3 novembre. Un episodio che ha scatenato non poche polemiche sui social con alcuni giornalisti napoletani che hanno sollevato problemi di deontologia.
Elogio al sindaco di Manfredi nel programma Rai della Balivo. Ospiti Puca e Crea a libro paga del primo cittadino di Napoli
Ma andiamo con ordine. Nel programma di Rai 1 in studio con la conduttrice c’è il giornalista Carlo Puca, ex Riformista ed ex Panorama, molto a vicino ad Antonio Polito quando l’editorialista del Corriere della Sera era senatore della Repubblica. In collegamento c’è un altro giornalista, Lorenzo Crea, figlio della compianta ex parlamentare Graziella Pagano. Si parla dell’allerta meteo per la quale il primo cittadino aveva chiuso scuole e cimiteri. Balivo dà la linea a Crea in collegamento dal lungomare di Napoli, appellandolo solo come giornalista e senza fare riferimento alcuno al suo ruolo nello staff di Manfredi.
La stessa cosa riguarda anche Puca che durante la diretta da Napoli alla conduttrice puntualizza proprio sull’ordinanza del sindaco: “Ieri è stata fatta un’ordinanza che ha chiuso le scuole, questa è prevenzione per esempio”. In pratica il giornalista “valorizza” la decisione presa dal primo cittadino di cui è collaboratore ma nella trasmissione non si fa menzione del suo incarico “da 47mila euro lordi l’anno”, come ha dichiarato lui stesso a mezzo stampa lo scorso gennaio dopo ordinanza sindacale, in qualità di referente delle relazioni politiche e del rapporto con i partiti. Per la Balivo, poi, c’è una sorta di recidiva sulle questioni deontologiche e una lunga odissea a colpi di esposti fino a farle rinunciare alla sua iscrizione all’Ordine dei giornalisti. Infatti nel 2011 ha subito prima un avvertimento e poi una sospensione dall’Odg della Campania dopo un esposto che segnalava l’allora pubblicista di essere testimonial di una campagna pubblicitaria: cosa che è vietata per tutti gli iscritti all’ordine professionale.
Nei sottopancia dei due giornalisti nessun riferimento ai loro incarichi. E scoppia la bufera “Deontologia violata”
Questa lunga tensione si è protratta fino al 2016 quando la show girl ha deciso di dimettersi come fece anche Fabio Fazio in Liguria, dedicandosi unicamente al mondo dello spettacolo. Insomma, in questo momento in Rai c’è un clima molto “allegro” su possibili conciliabilità deontologiche ed etica professionale, una linea avviata già da Nunzia De Girolamo con l’intervista al marito Francesco Boccia nella prima puntata di Avanti Popolo. E sempre la ex ministra è finita nell’occhio del ciclone per l’intervista alla giovane vittima dello stupro di Palermo. La De Girolamo risulta iscritta come pubblicista all’Ordine dei giornalisti del Lazio ed è stata segnalata al presidente dell’Odg Lazio e al Consiglio di disciplina dalle Commissioni Pari opportunità di Fnsi, Odg e Usigrai insieme all’associazione Giulia giornaliste, perché si esamini la violazione delle norme deontologiche: “La conduzione – è scritto – ha determinato una spettacolarizzazione di una grave violenza di genere e la rivittimizzazione secondaria esponendo la giovane a episodi di colpevolizzazione, attraverso le dichiarazioni delle persone intervistate e l’ascolto delle intercettazioni dei ragazzi denunciati per lo stupro”.
Sono tempi davvero difficili nel servizio pubblico dove va via anche Corrado Augias, in fuga a La7 e i dati dell’audience sono in caduta libera. “La trasmissione, nella modalità del racconto – continua la nota della segnalazione – ignora i compiti del servizio pubblico radio televisivo ed è in contrasto con le policy di genere approvate dal consiglio di amministrazione della Rai. Nonché, nello specifico del lavoro giornalistico, della Carta di Venezia richiamata dal contratto giornalistico aziendale”. Non solo la qualità ma anche le norme basilari dell’etica deontologica che minano anche la credibilità dell’informazione e dell’intrattenimento televisivo.