Ceto medio beffato dalle destre: l’aliquota marginale sale al 56%

FI scalcia per ottenere un taglio dell'Irpef e non si accorge, o fa finta di non accorgersene, che il ceto medio è stato già beffato.

Ceto medio beffato dalle destre: l’aliquota marginale sale al 56%

Forza Italia scalcia per ottenere nella legge di Bilancio un ulteriore taglio dell’Irpef e non si accorge, o fa finta di non accorgersene, che il ceto medio a cui vorrebbe destinare qualche beneficio fiscale in realtà è stato già beffato da questa terza Manovra del governo di cui fa parte.

“Nonostante la riduzione del numero di aliquote legali disposta con il decreto attuativo della delega, il numero delle aliquote marginali effettive aumenta, passando da 4 a 7, e il loro andamento risulta più irregolare, con valori che raggiungono il 50% per i redditi compresi tra 32.000 e 40.000 euro”, ha rilevato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel documento dell’audizione sulla Manovra del 5 novembre scorso, analizzando il nuovo disegno dell’Irpef con il bonus di sostegno al reddito.

Il ceto medio beffato dalle destre sull’Irpef: i rileivi dell’Upb

La Repubblica ha rilanciato i rilievi dell’Upb dimostrando come il ceto medio venga beffato dalle destre. La tabella inserita nel documento non indica i valori medi applicati ma l’andamento delle aliquote di ogni singolo scaglione, quindi le aliquote ‘marginali’, cioè quelle che vengono applicate sull’ultima parte di reddito guadagnata dai contribuenti.

Nella tabella che riassume le aliquote marginali prima e dopo la riforma (per lavoratore dipendente senza carichi familiari), si vede come nella fascia di reddito tra 32.000 e 40.000 euro l’aliquota marginale (che è quella che si applica al reddito aggiuntivo determinato dal beneficio) sale con la riforma al 56%, mentre a legislazione vigente risulta appena sotto il 45%.

Tra 28.000 e 32.000 euro, e sopra 40.000, l’aliquota marginale dopo la riforma si colloca poco sotto il 45%. Tra 20.000 e 28.000 sopra il 30% e tra 15.000 e 20.000 intorno al 27%: per entrambe le fasce meno quindi del 35% a legislazione vigente. Tra 8.500 e 15.000 scende a circa il 18% (da circa 23%).

“Tale evoluzione – osserva l’Upb – sembra discostarsi dai principi della legge delega, che indicava come obiettivi la transizione verso un’aliquota impositiva unica e la razionalizzazione e semplificazione complessiva del sistema”.

Insorge l’opposizione: Meloni come lo sceriffo di Nottingham

“E’ uno scandalo la riforma Irpef applicata nella Manovra economica. Una tassazione senza precedenti sui redditi medi che porta l’aliquota marginale per la fascia di reddito tra 32.000 e 40.000 euro dal 45% al 56%”. Così il deputato di Avs e portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli. “Questi dati, riportati nella relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, evidenziano scelte non solo sbagliate, ma socialmente ingiuste nella Manovra di bilancio. Quando affermavamo che a pagare la crisi economica e sociale sarebbero stati i redditi medio-bassi, non era uno slogan, ma la triste realtà confermata dai numeri. La manovra del governo Meloni prevede tagli ai servizi sociali, al trasporto pubblico, alla sanità e alla scuola, mentre finanzia il ponte sullo Stretto di Messina con 14,6 miliardi di euro di fondi pubblici. Nella manovra è stato presentato un emendamento della Lega che aumenta lo stanziamento per il ponte di oltre 3 miliardi di euro indifferente alle priorità dell’Italia. Meloni si comporta come lo sceriffo di Nottingham: riscuote le tasse dai più poveri e tutela i super-ricchi”.

La smentita del Mef: vantaggi fino a 40mila euro

“Il combinato effetto del taglio del cuneo, detrazioni e tagli fiscali contenuti nella Manovra economica 2025 porta vantaggi economici incontrovertibili su tutti i redditi fino a 40mila euro”, sottolinea e ribadisce il ministero dell’Economia e delle Finanze in una nota nella quale precisa che “si tratta di un’interpretazione forzata e fuorviante poiché si prende un dato parziale senza considerare l’insieme delle misure che recano benefici fiscali in favore dei redditi medi”. E ancora: “Non è vero” nemmeno che, per effetto delle misure della Manovra, l’aliquota marginale sale al 56%: “l’aliquota del 56%, infatti, è la somma dell’aliquota legale (35%), dell’aliquota marginale implicita della nuova detrazione aggiuntiva (12,5%, unico effetto sull’aliquota marginale derivante dalle misure introdotte dal ddl bilancio) e della detrazione per tipologia di reddito (8,68%) giungendo quindi a 56,18% (35%+12.5%+8,68%)”, spiega il Mef.