Lo spettro di Malagrotta torna ad affacciarsi su Roma. Negli ultimi giorni è circolata la voce secondo cui sarebbe possibile una parziale riapertura, limitata solo al gassificatore, dell’impianto per la gestione dei rifiuti di quella che è stata la più grande discarica d’Europa.
Bocciato alla Camera un ordine del giorno del M5S. Che puntava a bloccare la riapertura dell’impianto di Malagrotta
Un’ipotesi su cui non ci sono conferme, ma con un chiaro indizio che è stato fornito dalla Camera dei deputati con il respingimento di un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle che avrebbe impegnato il governo a escludere l’apertura di nuovi impianti nella Capitale, soprattutto quello di Malagrotta. A denunciarlo sono la capogruppo in Campidoglio del Movimento 5 Stelle, Linda Meleo, e il vicepresidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco.
“Apprendiamo con disappunto che è stato bocciato ieri alla Camera l’odg presentato dal M5S che chiedeva al governo di evitare che a Roma sia data l’autorizzazione all’apertura del gassificatore di Malagrotta, visto l’alto rischio di compromettere ulteriormente la qualità dell’aria”, sottolineano i due esponenti pentastellati. Che ribadiscono il punto: “La riaccensione del gassificatore sarebbe una bomba ambientale in un’area già messa a dura prova da decenni di sversamenti”.
L’appello che rivolgono i due consiglieri al Campidoglio riguarda la possibilità, per Roma Capitale, di “trovare alternative più sostenibili e green per risolvere la questione rifiuti, anziché ricadere negli stessi vecchi metodi che hanno portato alla crisi attuale”. “Tanto più – proseguono – che si sta giocando sulla salute di cittadini di un’area già massacrata da scelte scellerate. Ma evidentemente questo governo non ha affatto a cuore la questione ambientale”. Ma andiamo con ordine, iniziando dalla ricostruzione del voto della Camera dei deputati.
L’ordine del giorno è stato presentato dal deputato del Movimento 5 Stelle, Alfonso Colucci, con parere contrario del governo. Colucci fa riferimento alla situazione di Malagrotta e al gassificatore che era stato autorizzato dalla Regione Lazio, ma che non è mai entrato in funzione “per effetto dei danni causati da un incendio”. L’incendio a cui fa riferimento è quello dell’agosto del 2022, che ha danneggiato tutta l’area e anche il gassificatore. Che però potrebbe essere facilmente sistemato e con costi non troppo elevati potrebbe entrare in funzione. L’impianto, sottolinea il deputato, “non è stato attivato” per i danni subiti nel rogo, ma potrebbe essere rimesso in vita.
Una delle ipotesi sul tavolo di governo e Campidoglio prevede di utilizzare i terreni della discarica
Secondo Colucci, “sembrerebbe che lo Stato stia valutando la possibilità di avviare un percorso di esproprio come risarcimento in danno per l’esecuzione dei lavori di chiusura, donando l’importo del risarcimento al Comune di Roma, che così avrebbe risolto il problema del trattamento dei rifiuti”. In sostanza la voce circolata in questi ultimi giorni, citata da Colucci nell’ordine del giorno, è quella che lo Stato e il Comune di Roma stiano pensando alla confisca del gassificatore di Malagrotta come piano B per i rifiuti.
In particolare lo Stato potrebbe avviare l’esproprio come risarcimento sull’esecuzione dei lavori di chiusura di Malagrotta, dando poi a Roma l’impianto e garantendo al Campidoglio una possibile soluzione sulla gestione dei rifiuti. L’ordine del giorno chiedeva di impegnare il governo a evitare “che nella città di Roma sia data l’autorizzazione all’apertura di impianti, quali il gassificatore di Malagrotta, che possano ulteriormente compromettere la qualità dell’aria, con particolare riguardo ad aree già fortemente compromesse”. La Camera dei deputati ha respinto l’ordine del giorno con 224 voti contrari e solo 48 favorevoli. Non spazzando via, quindi, i dubbi sulla possibile riapertura di Malagrotta con la messa in funzione del gassificatore.
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