Un’altro giro di consultazioni avviate dal capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, con le forze politico-parlamentari. Ma sempre e solo sul metodo da seguire per l’elezione dei presidenti delle Camere. Di nomi, anche se le ipotesi non scarseggiano se ne riparlerà solo in prossimità del traguardo. E del fischio d’inizio della partita, previsto per venerdì, che mette in palio gli scranni più alti di Camera e Senato.
Più equilibrio – Quel che è certo, per adesso, è che i Cinque Stelle continuano da un lato a chiedere la presidenza di Montecitorio e dall’altro a porre il veto su condannati/imputati per i due ruoli di garanzia. Tradotto, resta il no alle candidature dell’azzurro Paolo Romani e del leghista Roberto Calderoli entrambi aspiranti presidenti del Senato. “Anche se, paradossalmente, i loro profili, vista anche la conoscenza della macchina istituzionale, sarebbero certamente idonei, ma le loro pendenze giudiziarie sono un ostacolo insormontabile”, ribadiscono dallo staff pentastellato. Un veto che, d’altra parte, pesa sulla partita tutta interna al Centrodestra per la definizione di una linea comune e che vede, ormai da giorni, come attori principali il leader della Lega, Matteo Salvini, e quello di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Oggi si vedranno, insieme a Giorgia Meloni, per discutere di nomi per le presidenze. “Si decideranno metodo, merito e nomi dei presidenti di Camera e Senato”, conferma il capogruppo uscente di FI alla Camera, Renato Brunetta. L’idea è quella di compilare una lista con una rosa di nomi condivisa per poi incaricare, probabilmente lo stesso Salvini, di trattare la chiusura di un accordo con il Movimento. Si va quindi verso una presidenza della Camera espressione del M5s e una del Senato al Centrodestra. Non necessariamente della Lega, quindi. Insomma, sembra profilarsi la linea di lasciare la presidenza (probabilmente del Senato) ad un esponente di Forza Italia. Il che consentirebbe a Salvini da un lato di tenere unito in Centrodestra per giocarsi con tutte le frecce nell’arco la partita per il Governo.
Tutti dentro – “Contrariamente a quanto accaduto nella scorsa legislatura, in cui la sinistra si è presa tutto – aggiunge Brunetta – l’orientamento di questa legislatura è di rispettare tutti i partiti e i gruppi presenti”. Il ragionamento, del resto, è più ampio e riguarda non solo le presidenza ma gli interi Uffici di presidenza delle due Camere. Oggetto del faccia a faccia con i due capigruppo pentastellati, Danilo Toninelli (Senato) e Giulia Grillo (Camera). Le poltrone di vicepresidenti, questori e segretari d’aula, dovrebbero infatti consentire di allargare la trattativa (e l’intesa) anche al Partito democratico e a Liberi e Uguali. Intanto, la direzione di ieri del Pd ha ribadito la linea già espressa nei giorni scorsi. Quella dell’opposizione. Ma, avverte il capogruppo uscente alla Camera Ettore Rosato “opposizione non significa fare l’Aventino, anzi”. Anzi, “l’opposizione si fa in Parlamento”.