Alla fine, dopo un tira-e-molla durato mesi, il Centrodestra trova l’accordo sul programma. Lo fa al termine di un vertice ad Arcore durato 4 ore, sancito da una foto che ritrae sorridenti i tre contraenti del patto (ai quali si unirà anche il quarto polo dei centristi Lupi, Zanetti, Tosi e co.): il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, quello della Lega, Matteo Salvini, e la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Il tutto al termine di una giornata che si era aperta con la pubblicazione su Twitter del logo col quale FI correrà alle elezioni. Logo sul quale campeggia la scritta “Berlusconi presidente”. Circostanza che qualcuno ha letto come un messaggio, nemmeno troppo velato, lanciato dal Cav al numero uno del Carroccio per dire chi comanda.
Ma che non sembra aver influito sullo svolgimento del vertice. Meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dall’Europa, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, riforma della giustizia e giusto processo, realizzazione della flat tax, difesa delle aziende italiane e del Made in Italy, imponente piano di sostegno alla natalità, controllo dell’immigrazione: saranno questi – si legge nel comunicato congiunto diffuso al termine del vertice – i primi passi dell’azione di governo di Centrodestra che uscirà dalle politiche del prossimo 4 marzo. Ma anche l’adeguamento delle pensioni minime a mille euro, il codice di difesa dei diritti delle donne e la revisione del sistema istituzionale col principio del federalismo e presidenzialismo. Salvini, poi, ha chiesto impegnato da Berlusconi e Meloni l’impegno a cancellare la legge Fornero. “Missioni compiuta”, ha twittato tonitruante il leader del Carroccio.
Non sono tutte rose e fiori però. Al termine della riunione è emerso infatti come, a due mesi dall’election day, il governatore uscente della Lombardia Roberto Maroni (Lega) potrebbe ritirarsi a sorpresa dalla corsa per non meglio precisati “motivi personali”. “Nella giornata di domani – se il presidente Maroni dovesse confermare la sua indisponibilita’ a ricandidarsi alla guida della Regione Lombardia – la Lega Lombarda nel pomeriggio riunirà il Consiglio Nazionale per ratificare il candidato, condiviso con tutti gli alleati del centrodestra, idoneo a garantire il buon proseguimento del lavoro svolto in questi anni dalla Giunta Maroni, per continuare a far crescere la nostra Lombardia”, ha affermato afferma in una nota il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi. I nomi in pole position sono quelli dell’ex ministra dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini (FI) e dell’ex sindaco di Varese, Attilio Fontana (Lega). Circostanza che ha spinto il leader del Pd, Matteo Renzi, a rilanciare con entusiasmo la candidatura di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo in corsa per il Centrosinistra. “Forza Giorgio!”, ha scritto su Twitter.
Non solo Centrodestra però. Oggi all’hotel Ergife di Roma c’è stata infatti l’assemblea nazionale di Liberi e Uguali. Dal programma al nodo-alleanze, sono stati tanti gli argomenti trattati da Pietro Grasso. Senza dimenticare quello delle liste. Quelli di Liberi e Uguali, ha assicurato il presidente del Senato dal palco, saranno candidati “rispettati e rispettabili”. E a chi, come Renzi, nei giorni scorsi ha proposto nientemeno che l’abolizione del canone Rai (una “favola irrealizzabile” per Grasso), il presidente del Senato replica con un’altra idea, altrettanto d’impatto. “Aboliamo le tasse universitarie – ha promesso -. Avere una università gratuita significa credere davvero nei giovani con fatti concreti, ne beneficerà tutto il Paese. Significa allargare il nostro orizzonte e rendere l’Italia più competitiva”.
“La nostra battaglia – ha dichiarato ancora Grasso – sarà far tornare prevalenti i contratti a tempo indeterminato, attraverso una nuova forma di contratto a tutele crescenti che reintroduca le garanzie eliminate dal Jobs act”.
“Nella mia esperienza, quella che ho maturato combattendo la battaglia per la legalità, ho imparato una cosa: anche le sfide più difficili, quelle che appaiono impossibili, possono essere vinte con coraggio, pazienza e lavoro di squadra. Facciamo squadra – ha detto il leader di LeU a conclusione del discorso – sarò il vostro caposquadra. Prendiamo per mano i milioni di cittadini che vogliono essere liberi dalla paura e uguali nelle possibilità. Abbiamo le carte in regola per poterlo fare. Insieme. Facciamolo per i molti e non per i pochi. Siamo l’unica alternativa credibile”.
Quanto alle alleanze, “si parlerà dopo il 4 marzo, saremo aperti e inclusivi per tutti quelli che la pensano come noi. A chi guardiamo? Io guardo avanti”, ha tagliato corto il presidente del Senato. “Posto che con la destra non ci andremo mai – ha invece spiegato Pier Luigi Bersani -, a cominciare dalle forze del Centrosinistra noi siamo pronti a discutere ma a queste condizioni, sennò vadano dove li porta il cuore”. Insomma, nessuna chiusura preventiva né al Pd né al M5s. L’eventuale alleanza col governatore uscente del Lazio, Nicola Zingaretti, candidato del Pd alle regionali? “Sarà oggetto di valutazione”, ha assicurato Grasso. “Si tratterà di prendere contatti con la base, che si dovrà esprimere com’è nostro costume, e poi con Zingaretti”.