Come da programma e senza il benché minimo colpo di scena, è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri sul disegno di legge di ratifica del Protocollo sulla gestione dei migranti, firmato lo scorso 6 novembre fra Italia e Albania. Nel testo manca il costo reale dell’operazione anche se per Antonio Tajani sarà “inferiore alle iniziali ipotesi”, stimate dagli esperti in circa 200 milioni di euro, e comunque “minore dei soldi recuperati” dai finanzieri “per il cattivo uso del superbonus”.
È arrivato il via libera del Consiglio dei ministri sul disegno di legge di ratifica del Protocollo sulla gestione dei migranti, firmato il 6 novembre fra Italia e Albania
L’unico accenno agli importi, come scrive Repubblica, è “nel capitolo dedicato agli oneri finanziari” con “le previsioni di spesa citate nel dettaglio ammontano a circa 60 milioni ma l’elenco di chiude con l’istituzione di un fondo dal contenuto non specificato per quelli che vengono definiti i restanti oneri del protocollo”. Il disegno di legge prevede che nei centri albanesi potranno finire solo i migranti soccorsi fuori dalle acque territoriali europee e prevede anche un pacchetto di assunzioni per il personale che dovrà gestire le pratiche.
Un accordo sancito dalla stretta di mano tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro di Tirana, Edi Rama, che ora dovrà passare il vaglio del Parlamento. Un passaggio che la Presidente del Consiglio avrebbe evitato molto volentieri ma che alla fine è stato disposto dopo una lunga battaglia in Aula da parte delle opposizioni che avevano contestato, nel merito ma anche nel metodo e nei contenuti, il patto di ferro tra Italia e Albania. Contestazioni che le destre inizialmente hanno provato a sbolognare come sterili polemiche politiche, salvo poi dover fare marcia indietro quando sono emerse tutte le criticità di un provvedimento a dir poco discutibile.
Malgrado ciò, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto convinto della bontà del testo e si è augurato che “non ci sia un iter difficile in Parlamento per l’accordo Italia-Albania” in quanto “c’è una maggioranza solida”. Il vicepremier ha poi spiegato che il governo ha “voluto rispettare l’istituzione parlamentare al fine di avere un dibattito serio su questo argomento così da ascoltare le idee e le impressioni di tutti” nella convinzione “che alla fine il testo verrà approvato”.
Numeri alla mano, l’approvazione del testo dal Parlamento appare scontata. Ciò non toglie, però, che le opposizioni faranno emergere le molte contraddizioni per un piano che non convince. In primo luogo appare difficile credere ai numeri diffusi dall’esecutivo che vorrebbe far esternalizzare il trattenimento dei migranti in Albania “in un centro da 4mila posti”, ossia ben più grande di quelli sul nostro territorio nazionale, in cui dovrebbero “transitare 39mila persone, sostituendo gli ospiti ogni quattro settimane” come ha spiegato a La Notizia il responsabile DataLab di Ispi e studioso delle migrazioni, Matteo Villa.
Altra criticità è che per far funzionare questa struttura, per giunta al ritmo auspicato, servirà personale preparato che dovrà gestire le richieste d’asilo in “tempi impossibili”. Non meno problematica è la questione dei fondi, fin qui stimati in almeno 100 milioni di euro, che si potevano spendere in modo più efficiente visto che, a conti fatti, le persone trattenute a Tirana e dintorni, presto o tardi dovranno comunque entrare in Italia. Certo dalle destre fanno sapere che a quel punto si partirà con la solita politica dei rimpatri, peccato che alla fine se ne fanno – e se ne faranno – ben pochi visto che, dati alla mano, il tasso medio dei rimpatri è stabilmente inferiore al 10 per cento. Insomma a conti fatti, come spiegato da Villa, l’accordo con l’Albania rischia di essere funzionale solo a solleticare le fantasie dell’elettorato di destra perché eviterà “che si veda che sbarchino” ma non si impedirà, come si sta cercando di far credere, di fermare ‘l’invasione’ di migranti.
Per Piantedosi l’intesa piace a Bruxelles. Ma Metsola frena “è una questione tra due Stati che esula dalle competenze Ue”
Ma la cosa bella è che in queste ore dal governo italiano si sta facendo di tutto per far passare il messaggio che il memorandum con Tirana è ben scritto, tanto che avrebbe convinto perfino Bruxelles. A dirlo chiaro e tondo è stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, secondo cui “il patto tra Italia e Albania sui migranti è “positivo perché è un esperimento, un’innovazione di cui l’Italia si rende protagonista” e a cui “l’Europa guarda con favore”. Il riferimento è alle parole della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ieri, con toni tutt’altro che trionfalistici, ha detto che l’intesa tra Italia e Albania in tema di migranti “non è qualcosa che cade dalla competenza europea perché è un accordo tra un Paese membro ed uno terzo. Quello che voglio dire è che sull’immigrazione noi non dobbiamo parlare solo con noi stessi ma anche con dei Paesi terzi, vicini, con i quali parlare di investimenti, sviluppo ma anche dei flussi e dell’aiuto che possiamo fare insieme per evitare più perdite di vita nel mare”.